Senza dimora, una “sfida” per la città

Dalla Caritas diocesana un dossier con analisi e proposte concrete, per riaprire il confronto istituzionale sulle persone in povertà estrema. Il direttore don Ambarus: «Roma deve essere in grado di di dissolvere le paure»

A Roma vivono 14mila persone in povertà estrema, metà delle quali dormono in strada. Un fenomeno in costante crescita di fronte al quale mancano risposte sistemiche, a parte qualche intervento di emergenza nei mesi più freddi, venendo a mancare anche un dibattito attento con il rischio di produrre “oblio”. È quanto emerge dal dossier “Persone senza dimora. Le sfide di un sistema integrato” presentato oggi, 23 novembre, dalla Caritas di Roma: una riflessione con una serie di analisi e delle proposte concrete, che intende riaprire il confronto istituzionale sulle persone in povertà estrema, con riferimenti
alla letteratura internazionale, l’approfondimento delle specificità del contesto italiano e uno sguardo privilegiato sulla situazione romana.

La pubblicazione viene presentata a trent’anni dalla “storica” ricerca “Essere barboni a Roma”, promossa dal fondatore della Caritas romana don Luigi Di Liegro. Il lavoro realizzato dalla Caritas prende le mosse da alcune osservazioni di contesto e racconta la drammatica condizione delle persone senza dimora che si manifesta ancora oggi in molteplici forme di esclusione: l’impossibilità di far sentire la propria voce, di esprimere bisogni, desideri, aspettative e progetti per il futuro; il fenomeno delle violenze gratuite subite poiché considerate persone senza valore, scarti, vuoti a perdere; l’indifferenza generale che pare condannare i più esclusi all’invisibilità e al silenzio.

La criticità più evidente, emersa anche da questa analisi, è soprattutto l’assenza di politiche che sappiano mettere al centro i differenti bisogni delle persone in povertà estrema, prevedendo, oltre che interventi per i bisogni alloggiativi, anche azioni in ambito lavorativo, formativo, di riqualificazione professionale, di tutoraggio nella relazione con le istituzioni, di mediazione territoriale e di educativa di strada. «Una proposta urgente perché riguarda persone che cercano di rimanere “in piedi” – spiega don Benoni Ambarus, direttore dell’organismo diocesano -, al limite della dignità umana, in baracche, anfratti, sottopassaggi, sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi pubblici o che si trovano “bloccate” nelle strutture di accoglienza della città per la mancanza di risposte adeguate ai complessi percorsi di vita che le hanno condotte all’emarginazione. Una proposta operativa e di riflessione che riprende le fila del discorso per andare oltre, considerando la situazione attuale, il cambiamento del fenomeno delle povertà e della città tutta».

La ricerca rappresenta un tentativo di approfondimento umano, antropologico, culturale e politico per riavviare il dialogo con Istituzioni, professionisti del settore, volontari, realtà associative, ecclesiali e civili, proprio a partire dalla proposta di una pianificazione sistemica di approccio al fenomeno delle persone senza dimora che possa indicare una strategia organica di interventi e misure, non ancora presente nel panorama nazionale e locale. In questa direzione, per poter dare spazio a una rinnovata fiducia verso le risorse individuali dei poveri e al contempo tutelarne i diritti, la Caritas auspica politiche che intendano il tema dei diritti sociali anche come partecipazione attiva della persona senza dimora. Un approccio che mette al centro chi è in difficoltà – «non più soggetti in de-grado ma persone in-grado di rappresentare un possibile cambiamento per sé stessi e per la società» -, si dirama a cerchi concentrici verso tutta la città, mette insieme idee e prospettive, richiede il coinvolgimento attivo di ogni cittadino.

«La nostra città – sottolinea don Ambarus – deve essere in grado di intercettare da una parte le esigenze di chi sperimenta la deprivazione più dura e dall’altra di dissolvere le paure attraverso spazi di incontro, di condivisione quotidiana, di appartenenza, di comprensione nei confronti di un fenomeno complesso e mai riducibile a poche formule standardizzate».

23 novembre 2018