Sempre più giovani, sempre più “connessi”: consigli “Per un web sicuro”

Compie 5 anni il progetto di Moige e Polizia postale. L’obiettivo: formare 70 docenti sui rischi di internet, dall’adescametno online al cyberbullismo

Compie 5 anni il progetto di Moige e Polizia postale. L’obiettivo: formare 70 docenti sui rischi di internet, dall’adescametno online al cyberbullismo

Sono 64 nel 2015 i minori tra i 10 e i 17 anni denunciati per diffamazione, ingiurie, minacce e molestie online e per furto di identità digitale sui social network. Di questi ben 27 quelli accusati di diffusione di materiale pedopornografico. Complessivamente, lo scorso anno, le denunce per reati online sono state 228. I dati, relativi all’attività svolta dalla Polizia postale e delle comunicazioni, sono emersi questa mattina, martedì 9 febbraio, durante la presentazione del progetto “Per un web sicuro”, promosso dal Moige, Movimento genitori, e dalla Polizia di Stato, in collaborazione con Trend Micro, Cisco, Hewlett Packard Enterprise e Anssaif (Associazione nazionale specialisti di sicurezza nelle aziende di intermediazione finanziaria). Il progetto, presentato in occasione del Safer internet day, è giunto alla sua quinta edizione e vuole fornire a ragazzi, genitori e insegnanti le informazioni necessarie per un corretto uso di internet. Coinvolgerà 21mila studenti, 44mila adulti e 30mila famiglie di 70 scuole secondarie di primo grado in 10 regioni italiane. Lo scopo è quello di formare 70 professori sui rischi di internet: adescamento online, pedopornografia, cyberbullismo.

«Sono sempre più giovani di età i ragazzi che si connettono ai social network anche tramite smartphone – ha detto Roberto Di Legami, direttore Polizia postale e delle comunicazioni -. A fine anni ’90 le persone che si connettevano ad internet erano 1 milione, ora 30 milioni: l’87% sono minori che navigano in rete tramite cellulare e di questi il 62% lo fa senza la supervisione di un adulto. La facilità con la quale si connettono a internet fa sì che spesso perdano il collegamento con la realtà e quando ricorrono a minacce o ingiurie verso coetanei spesso non si rendono conto che commettono un reato ma soprattutto, avendo uno schermo come filtro, non percepiscono il dolore che provocano. È su questo che dobbiamo lavorare».

Aggressività improvvisa, ribellione, stanchezza eccessiva e ingiustificabile: questi i campanelli di allarme per un genitore per capire che qualcosa preoccupa il proprio figlio. «L’improvvisa diminuzione dell’interesse per uno sport, per le uscite con gli amici, per gli hobby, sono ulteriori fattori per capire che c’è qualcosa che non va e sono sintomi comuni tanto nelle vittime di cyberbullismo quanto per chi commette il reato – ha detto Maria Rita Munizzi, presidente nazionale Moige -. Abbiamo il dovere, come genitori, di stare accanto ai nostri figli anche nella vita online». Per Emanuela Napoli, vice questore aggiunto della Polizia postale e delle comunicazioni, «i giovani “nativi digitali”, come li abbiamo ribattezzati, sanno usare le nuove tecnologie molto meglio dei loro genitori. Per questo gli adulti hanno bisogno di un supporto e di suggerimenti costanti per stare al fianco dei loro figli nel contesto digitale».

Madrina dell’iniziativa, anche quest’anno, la presentatrice Milly Carlucci, secondo la quale «internet è sicuramente una grande opportunità ma va utilizzato in modo corretto perché ormai è fuori controllo il modo in cui lo viviamo tutti. Spesso discuto sula veridicità delle notizie perché sul web si può dire e postare di tutto. Anche autorevoli siti di informazioni hanno ripreso notizie che si è poi scoperto essere colossali bufale. Noi genitori dobbiamo tenere un collegamento sempre aperto con i giovani trovando un linguaggio quanto più possibile a loro vicino. Una mia amica, pur di riuscire a colloquiare con la figlia, si finse una sua coetanea e la “agganciò” in chat».

9 febbraio 2016