Seminario Maggiore, una storia che dura da 450 anni
“La formazione del presbitero” al centro del convegno organizzato per l’anniversario. Il cardinale Vallini: «Andare avanti con passione per il Vangelo e per i poveri»
“La formazione del presbitero” al centro del convegno organizzato per l’anniversario. L’invito del cardinale Vallini: «Andare avanti con passione per il Vangelo e per i poveri»
Approfondire gli aspetti che caratterizzano la formazione al sacerdozio per rinnovare l’impegno nei presbiteri di oggi: sono gli obiettivi del convegno “La formazione del presbitero nella storia del Seminario Romano”, che si è tenuto sabato 7 febbraio nell’Aula Magna dell’Università Lateranense. Un incontro che celebra i 450 anni dalla fondazione del seminario e ne ripercorre la storia e l’impegno formativo, in un percorso basato su cura pastorale, cultura, spiritualità e carità. Una giornata importante, come ha sottolineato il rettore don Concetto Occhipinti , «in cui ricordiamo la nostra storia, ci apriamo alla gratitudine per un’opera grande che Dio ha compiuto, cerchiamo i segni per comprendere sempre meglio l’identità e la missione dei presbiteri nel nostro tempo».
Una storia che affonda le radici nella Roma post tridentina, descritta dal Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, monsignor Sergio Pagano, partendo dai documenti dell’epoca: un periodo drammatico, caratterizzato da «scarsa sorveglianza nelle chiese e profonda ignoranza e analfabetismo del clero», in cui la fondazione del seminario (nel 1565, inizialmente affidato ai gesuiti) è «risposta alla necessità di formazione del clero», ha continuato Pagano, per garantire così «la svolta spirituale e morale del popolo». Nelle parole del direttore spirituale del seminario padre Gianfranco Ghirlanda, invece, la definizione del profilo del sacerdote come maestro di vita spirituale, chiamato ad «educare alla preghiera» in un percorso di discernimento e accompagnamento che «è un atto divino e umano, che unisce libertà dell’uomo e libertà di Dio».
Un itinerario nella storia della formazione culturale offerta dal seminario, e il ricordo di un illustre ex- alunno, san Giovanni XXIII, nell’intervento di monsignor Pietro Maria Fragnelli, ex rettore ora vescovo di Trapani, mentre il neo parroco di San Luca, don Paolo Lojudice, ha descritto il pastore come ministro della carità. «Dove c’è gente che soffre, deve esserci il sacerdote – ha detto -; il vangelo del Buon Samaritano ci insegna che la prossimità alle situazione di debolezza chiama a una gratuità totale». Proprio parlando del sacerdote come pastore tra la gente il direttore della Caritas diocesana monsignor Enrico Feroci ha ricordato don Andrea Santoro, anche lui ex- alunno del Maggiore, e i due ex rettori monsignor Plinio Pascoli e monsignor Carlo Graziani: maestri, amici, esempi di dono totale di sé, che, ha aggiunto Feroci, «ci insegnano ad essere uomini e preti e ci aiutano a superare le nostre difficoltà quotidiane».
«Il Seminario non è realtà astratta ma è esperienza, storia e comunità che definisce l’identità di una Chiesa», ha sottolineato il cardinale Agostino Vallini nell’intervento conclusivo, descrivendo i seminaristi come «preti “cominciati”, che devono innamorarsi della Chiesa», ma anche uomini liberi, che «vivono la fede in comunione, aperti al mondo, capaci di trasferire la bellezza del Vangelo nei cuori delle persone». Di fronte ad una realtà che «ci interroga e ci inquieta», l’invito del porporato ai seminaristi è ad andare avanti con passione per il Vangelo e per i poveri, «maestri che Gesù ci ha affidato, e che dettano lo stile di vita del sacerdote», e con fiducia nella Provvidenza, con l’augurio che dal seminario e dal presbiterio possa «spiccare una fiamma ardente che scaldi Roma oggi e negli anni a venire».
9 febbraio 2015