Semeraro: pedofilia, serve un cambiamento di mentalità

Al Tennis Club Parioli la presentazione dell'ultimo libro di Gianfranco Svidercoschi: "Chiesa, liberati dal male!". L'autore: «Tornare all'origine, abbandonare il clericalismo e rinnovare la formazione»

Serata movimentata ieri, 14 febbraio, al Tennis Club Parioli in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Gianfranco Svidercoschi, scrittore, giornalista vaticanista ed ex vicedirettore dell’Osservatore Romano. “Chiesa, liberati dal male! Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia” affronta un tema delicato e scabroso, alla vigilia dell’incontro convocato da Papa Francesco in Vaticano la prossima settimana con i rappresentanti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo. E dunque c’era da attendersi una certa vivacità. Peccato che la platea si sia dimostrata ostile a prescindere, al punto che Angela Ambrogetti, direttrice editoriale di Aci Stampa, è stata più volte interrotta mentre tentava di esporre la sua posizione, tanto da sentirsi costretta ad abbandonare la sala. Atteggiamento che si è ripetuto al termine dell’incontro con una domanda, più accusatoria che provocatoria, alla quale il principale degli ospiti, il vescovo Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei cardinali, ha preferito non rispondere per non alimentare ulteriori polemiche.

Il vescovo di Albano nel suo intervento introduttivo aveva sottolineato che «lo scandalo della pedofilia nella Chiesa si inserisce in un fenomeno più grande che chiamerei abuso, ovvero un uso distorto della propria autorità». Secondo Semeraro, Svidercoschi individua due cause della pedofilia: il clericalismo e l’abuso di autorità. «In realtà sono la stessa cosa perché il primo non è altro che l’attuazione dell’abuso in un determinato contesto, indica uno “stile” in cui si fa leva sulla propria autorità». Concetti che tuttavia non riguardano solo la Chiesa ma si riscontrano «in altri ambiti della società, come la scuola o lo sport». Per questo occorre «un cambiamento di mentalità», come dimostra il ribaltamento della prospettiva dell’imminente vertice in Vaticano dove si parlerà di tutela: «La protezione dei minori – ha spiegato il vescovo citando un articolo di padre Federico Lombardi, moderatore del summit, che sarà pubblicato sul prossimo numero di Civiltà Cattolica – è una missione globale per una Chiesa in uscita».

Dal canto suo Angela Ambrogetti ha cercato di inquadrare un fenomeno che nella maggior parte dei casi risale a diversi decenni fa. «Questa non è una giustificazione, anche un solo episodio sarebbe troppo – ha sottolineato -, però oggi i casi sono infinitamente di meno e questo qualcosa vuol dire». Due gli aspetti messi in evidenza da Amborgetti: da una parte la necessità di recuperare la spiritualità da parte dei sacerdoti – «Serve più Vangelo, bisogna riportare Cristo al centro della vita del prete» -; dall’altra il ruolo della famiglia. «Fa più notizia parlare degli abusi del clero piuttosto che di quelli di un patrigno o di un convivente – ha affermato la Ambrogetti – perché ormai l’idea di famiglia allargata è “normale”. Del resto, i sacerdoti non vengono da Marte ma dalle famiglie: bisogna smettere di pensare alla Chiesa come qualcosa di “altro”, di diverso da noi. La prima sfida è proprio quella educativa».

Affermazioni in qualche modo in linea, pur con sfumature differenti, con quelle di monsignor Nicola Filippi, parroco di San Roberto Bellarmino ed ex segretario particolare prima del cardinale Ruini e poi del cardinale Vallini: «Occorre recuperare l’insieme della Chiesa come popolo di Dio, superare il dualismo laici-sacerdoti. Serve un cambio di mentalità e di prospettiva. È fondamentale far crescere la maturità umana dei sacerdoti, fatta anche di affetti, di interessi diversi che li aiutino a non chiudersi in sé. Un’umanità pienamente vissuta permette di avere relazioni sane». E sulla formazione è tornato anche monsignor Semeraro, sottolineando la necessità di passare da un semplice «insegnamento a un accompagnamento».

Dal canto suo, Svidercoschi ha sottolineato che la stragrande maggioranza dei casi di pedofilia riguarda ambienti diversi dalla Chiesa, che però «deve essere di esempio». E da credente, ha messo in risalto due aspetti: il primo è che «per il fatto che questo fenomeno dura da secoli non basta stilare protocolli ma bisogna tornare all’origine, abbandonare il clericalismo e cambiare la formazione, anche sulla sessualità». Il secondo è che «se Dio ha permesso una crisi così profonda, forse vuole uno scatto, che la Chiesa ritrovi il carisma della santità, che i sacerdoti sappiano parlare di Cristo: una Chiesa purificata e umile – ha concluso – può far cambiare la società».

15 febbraio 2019