Secondin: «Alla Curia parlerò del profeta Elia»

A colloquio con il sacerdote carmelitano che predicherà gli esercizi spirituali al Papa: domenica 22 febbraio l’inizio ad Ariccia

A colloquio con il sacerdote carmelitano che predicherà gli esercizi spirituali al Papa: domenica 22 febbraio l’inizio ad Ariccia 

Il sole illumina via della Conciliazione. I turisti si dirigono verso piazza San Pietro. Nella chiesa di Santa Maria in Traspontina sta per iniziare la Messa. Padre Bruno Secondin è in sacrestia. Carmelitano, a Roma da molti anni ma di origine veneziana, da diciannove anni organizza degli incontri di lectio divina. Un’idea nata leggendo, nel 1996, l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Vita consecrata. La sua è una vita dedicata allo studio e alla meditazione. È stato professore ordinario di spiritualità alla Gregoriana, ora è emerito, ed è anche autore di numerose pubblicazioni. Dal luglio scorso è consultore della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Poi, un giorno, squilla il suo telefono. È Papa Francesco. A lui chiede di predicare gli esercizi spirituali per la Curia romana nella casa del Divin Maestro ad Ariccia dal 22 al 27 febbraio. Il tema scelto per questo ritiro all’inizio della Quaresima è “Servitori e profeti del Dio vivente. Una lettura pastorale e spirituale del profeta Elia”.

«Quella telefonata – confida padre Bruno – mi è rimasta nel cuore. Una grande emozione. Nella preghiera e nel silenzio ho scritto le meditazioni». E racconta come saranno scandite quelle giornate di preghiera. A tutti i partecipanti sarà distribuita una icona russa del XIX secolo del profeta Elia, un sussidio per i testi biblici e un pieghevole per capire la dinamica della lectio divina. Le giornate saranno aperte dalle Lodi, poi due meditazioni al giorno, la Messa a metà giornata, la sera l’adorazione eucaristica e i vespri. Fondamentale, la meditazione personale nel silenzio. «Negli esercizi spirituali – spiega Secondin – affronteremo i grandi temi della vita guardando all’esempio di Elia. Al centro l’ardore, il coraggio, la solitudine, la fraternità, la solidarietà. Poi il tema della libertà, la distruzione degli idoli, la purificazione, la crisi e la depressione, l’incontro con un Dio diverso, la lotta contro l’ingiustizia violenta». Uscire dalle propre abitudini per incontrare mondi diversi. Del resto la vita del profeta Elia è segnata da grandi viaggi. «Uscendo dai confini della terra d’Israele più volte, Elia mostra come il profeta deve vivere allargando la propria geografia. Infatti l’incontro col Signore può presentarsi su molti fronti e in diversi modi».

Una parola su cui padre Secondin insiste molto è “cammino”. Padre Bruno ripercorre quasi un ventennio dedicato all’ascolto della Parola. «In questo mondo caotico – dice leggendo sull’ipad alcune delle sue meditazioni – la Scrittura è la strada per orientarsi in modo fecondo. Dal magma in cui ci troviamo a vivere come in uno stato gassoso possiamo indossare un abito nuovo. Spesso – continua – siamo in situazioni che ci lacerano e pongono al bivio tra peccato e misericordia. Queste due cose convergono in una intercessione, si fondono e si trasformano. Ma l’una non nega l’altra. Lì nasce una nuova creatura e l’umanità ne esce arricchita». E sottolinea: «Parlerò della preghiera di intercessione». Spesso l’uomo si sente piccolo e fragile: «Ha sete d’amore e avverte il bisogno di essere abbracciato da Dio e avvolto dalla sua tenerezza».

È il silenzio l’alleato di Dio, quel silenzio fecondo che nasce dalla meditazione, e dispone alla fecondità della Parola. «Lì – aggiunge il sacerdote – Dio bussa e ci viene vicino per darci speranza e guarirci. Non c’è autentica fede senza l’ascolto della Parola. Questa diventa luce, grazia, provocazione, appello: presenza attiva di Dio nella nostra vita. Se dentro abbiamo dei blocchi, delle frontiere che ci impediscono di essere in pace, troviamo delle strade per abitare gli orizzonti». Un’altra parola che padre Secondin usa spesso è “azione”. «Mettersi in ascolto significa entrare nei sentieri nascosti del Dio vivente e lasciarsi plasmare. È ascolto orante che si traduce in azione». E l’azione si fa giustizia, «non quella dei tribunali e del codice – spiega –  ma attività di bontà, misericordia e vicinanza di Dio all’uomo. Se prendiamo il Vangelo sul lebbroso, la legge impone di non toccarlo, invece Gesù infrange questo comando sacro. A volte il sacro è uccisione del fratello. Toccare il lebbroso è lenire il suo dolore, ridargli dignità. Il povero, il malato sono come il lebbroso. Ci interrogano e implorano la tenerezza di Gesù». Una tenerezza spesso richiamata da Francesco. «La forza delle parole del Papa – afferma Secondin – sta proprio in questo: applica nella vita le Scritture». E conclude: «Dobbiamo aprire le strade alla potenza trasformatrice della Parola nella nostra vita e solo lo Spirito può aiutarci a farlo bene».

18 febbraio 2015