Sea Watch e Sea Eye, Scalabriniani «Tira e molla che sbalordisce»

Il presidente dell’Agenzia dei religiosi per la cooperazione allo sviluppo padre Gnesotto: «49 migranti prigionieri, senza patria, ostaggio di una disputa tra Stati». I diritti umani, «priorità da rispettare»

«Prigionieri, senza patria». Dall’Agenzia scalabriniana per la cooperazione allo sviluppo (Ascs onlus) definiscono così i 49 migranti da quasi 20 giorni bloccati a bordo della navi Sea Watch e Sea Eye: donne e uomini che «non hanno ancora toccato terra e restano ostaggio di una disputa tra Stati». A parlare è il presidente padre Claudio Gnesotto: «In queste ore stiamo assistendo a una tragica replica di quanto accaduto per il caso della nave Diciotti a fine agosto del 2018. Siamo nuovamente e profondamente preoccupati ma anche sbalorditi del “tira e molla” in atto nel Mediterraneo da parte dei paesi dell’Ue, sulle spalle di 49 persone, come Papa Francesco ha ricordato domenica scorsa all’Angelus».

Anche l’Agenzia scalabriniana – che dal 2004 è il braccio sociale e operativo della Regione Giovanni Battista Scalabrini (Europa e Africa) della congregazione – si unisce quindi al coro ogni giorno più ampio di associazioni, enti ecclesiali e realtà della società civile «affinché, ancora una volta, tutti i migranti che sono stati “raccolti” siano anche “accolti” dall’Ue. Italia, Malta e l’Europa tutta non possono attendere il “peggio” e poi, forse, fingere di asciugarsi qualche lacrima di circostanza – afferma il presidente -. Il limbo in cui stanno lasciando prigionieri questi esseri umani è la sadica continuazione di un inferno in terra già da loro sperimentato per troppo tempo». Per padre Gnesotto, i diritti umani, «calpestati con estrema arroganza dai governanti dei Paesi Ue», sono, «ora più che mai», la «priorità da rispettare per dimostrare gesti concreti di umanità che da più parti sono invocati ma che restano finora solo un “flatus vocis” di cui riempirsi la bocca ma mai la coscienza».

Per questo, «insieme alle innumerevoli voci che da quasi un anno invocano nelle piazze lo slogan della campagna europea “Welcoming Europe, per un’Europa che accoglie”, ribadiamo la nostra vicinanza ai migranti, ai rifugiati di ogni latitudine e a tutte quelle persone in stato di necessità, non solo quelle sotto i riflettori dei media, perché il fenomeno della mobilità umana riguarda tutti noi, umanità da sempre in cammino».

9 gennaio 2019