«Un fallimento europeo». Nel pomeriggio del 18° giorno in mare, ieri, mercoledì 8 gennaio, parlano da Berlino i soccorritori delle navi Sea Watch 3, della ong Sea Watch, e della Sea Eye, che è della Professor Albrecht Penck. «Che salvare vite umane fosse sempre più difficile lo sapevamo ma questo è un nuovo record negativo», dopo che per 18 giorni 49 persone sono costrette a stare a bordo delle due navi (rispettivamente 32 e 17), ora attraccate nelle acque territoriali maltesi. «La situazione – dichiarano – è al momento stabile ma non si da per quanto tempo ancora si riuscirà a tenerla sotto controllo, in questa totale incertezza. È un fallimento europeo, di fronte a questa costa dell’Europa».

Raccontano della situazione a bordo delle due navi, «sempre più delicata»: parlano della difficoltà a garantire l’igiene, dell’acqua potabile misurata, del mal di mare. E della fragilità psicologica che cresce con il passare dei giorni «in questo clima sospeso». Su invito del personale a bordo, chi aveva smesso di nutrirsi ha ripreso a mangiare. Ma sulla Sea Watch 3 ci sono anche tre bambini sotto i sette anni; altri 2 sulla nave della Albrecht Penck. «Che cosa deve succedere sulle navi perché si trovi una soluzione?», chiede Erik Marquardt di Sea Eye. Certo, i numeri degli arrivi sono in calo, ammette, ma «la via del Mediterraneo è sempre più mortale non solo per le circostanze in cui viaggiano le persone ma anche perché le risorse per il salvataggio sono sempre più limitate». Il comandante dell’unità operativa di Sea Watch Philippe Hahn conferma: «Le navi che incontrano barconi e migranti guadano altrove per non finire nei guai. Certo il dovere è salvare le persone ma ogni capitano si domanderà se salvare o meno e quindi affondano i diritti del mare e delle persone. Non abbiamo nessuno in mare che possa dire quanti ne muoiono».

In questo stato di cose, le stesse ong si sentono costrette «a tenere le persone a lungo a bordo in modo che non possiamo tornare a salvarne delle altre». In più, «non possiamo prenderci cura di loro  così come sarebbe nostro obiettivo, perché le nostre navi sono troppo piene e troppo a lungo in mare». La constatazione è che «l’estrema destra in Europa ha già vinto se si guarda questa vicenda. Quanta povertà morale riusciamo ancora a sopportare nell’Ue prima di riuscire a essere coerenti con i valori che ci vengono sempre predicati?». Dalla Sea Watch intanto Verbena Bothe racconta il Natale passato con le 32 persone recuperate il 22 dicembre e le lezioni di solidarietà e di sostegno reciproco imparate dalle stesse persone salvate dal mare.

9 gennaio 2019