«Se urli non sarò più bravo»: tecniche educative efficaci

Scegliere pochissime regole e chiedere con gentilezza che vengano rispettate, insegnando loro come si fa, potrebbe aiutare molto. I genitori che urlano insegnano ai propri figli che ai problemi si fa fronte alzando la voce

Molto spesso i genitori chiedono aiuto ad insegnanti o a figure professionali esperte per le difficoltà di gestione dei loro figli. Quando sono più piccoli le difficoltà riguardano le regole di casa; crescendo, con l’ingresso nella scuola dell’obbligo, invece, la ribellione riguarda i compiti. Le cose non sempre migliorano con l’adolescenza, poiché si aggiungono le intemperanze tipiche di quell’età ed il genitore diventa il bersaglio preferito per esercitare il proprio diritto di ribellarsi e contraddire tutto e tutti.

D’altro canto gli adulti sembrano sottovalutare le fasi di apprendimento di un bambino e la scarsa esperienza per fronteggiare alcune situazioni. I genitori che dovrebbero rappresentare una guida sicura, non sempre riescono a condurre il bambino nello svolgimento delle attività e spesso al contrario pretendono che questi sia autonomo, veloce ed accurato. I bambini d’altra parte hanno bisogno di imparare non unicamente attraverso un apprendimento implicito, ma più spesso attraverso la spiegazione di quello che gli stiamo chiedendo, fornendo loro un modello da seguire.

Le discussioni si verificano in genere al termine della giornata, quando gli adulti sono stanchi, ma lo sono anche i bambini; sono stanchi di sentirsi dire cosa fare e di rispettare obblighi. Una regola imposta dopo 8 ore di scuola sarà osteggiata il più possibile. Pertanto scegliere pochissime regole e chiedere con gentilezza che vengano rispettate, insegnando loro come si fa, potrebbe aiutarvi molto. Pensiamo ad un bambino che abbia giocato e non metta a posto i giocattoli. Potrebbe essere utile farlo alla fine della giornata e svolgerlo come se fosse esso stesso un gioco o una gara. Talvolta il problema sono i compiti che iniziano e sembrano non avere fine. Essi rappresentano una montagna dura da scalare, che i ragazzi preferiscono aggirare, considerando unicamente il vantaggio immediato di aver allontanato la frustrazione per qualche momento e non riuscendo a rendersi conto dell’effetto secondario e ben più pesante di aver procrastinato il momento dello studio.

La violazione delle regole non scritte, siano esse i compiti da fare o una promessa non mantenuta diventa per l’adulto inaccettabile, poiché lo mette dinanzi alla possibilità di essere contraddetto e di non avere più alcuna presa sui propri figli; e nel momento in cui l’adulto sente minacciata la propria autorità urla. I genitori che urlano, però, non affrontano la questione e insegnano ai propri figli che ai problemi si fa fronte alzando la voce. Proprio come il ragazzo che rimanda lo studio ed evita di affrontare il problema, l’adulto perde la pazienza e indirizza la discussione su un terreno più conflittuale, come avviene tra gli animali della giungla, che decidono la propria supremazia sulla base delle urla e delle spinte più forti per intimorire l’avversario e farlo indietreggiare.

Con i figli questo non funziona quasi mai; produce l’immediata illusione di ordine ristabilito, ma determina la perdita di autorevolezza del genitore. Altresì, imbattersi in ragionamenti troppo articolati o in polemiche infinite, come spesso capita con gli adolescenti, produce l’effetto di trovarsi talvolta senza delle vere ragioni da addurre a difesa delle proprie decisioni.

Ma allora cosa fare? Riflettere, ragionare e prevenire. L’adulto rappresenta la guida dei ragazzi, pertanto il suo arduo compito sarà quello di offrire loro un modello di comportamento e di riuscire a dirimere nel modo più appropriato le discussioni o le ribellioni che si verificheranno. In genere è bene avere chiaro il problema: relativamente ai compiti ad esempio capire se sono troppi, se il bambino è stanco, se non riesce a farli e ha bisogno di aiuto. Stabilire in anticipo un programma, potrebbe offrire la possibilità di prevedere le pause, di scandire le attività, ma anche di modificarle flessibilmente e contravvenire alla regola in caso di eventi eccezionali. Non promettete mai punizioni o premi che non potete mantenere.

Non è mai una buona idea discutere quando si è stanchi o molto arrabbiati, poiché si corre il rischio di dire o fare cose di cui ci si potrebbe pentire. Pertanto riconoscere lo stato di contrarietà e rimandare di qualche minuto l’emissione del comportamento vi darà la possibilità di calmarvi e di osservare con maggiore lucidità quello che è accaduto ed i motivi sottostanti. Questa distanza dalla situazione permette agli adulti di essere oggettivi e di individuare soluzioni più efficaci e meno dirompenti. Anche con i figli si può essere diplomatici e flessibili. Anzi, saranno proprio la ragionevolezza e la voglia di aiutarli, più che di giudicarli ad aumentare l’autorevolezza e la stima dei ragazzi nei nostri confronti, poiché si sentiranno rispettati e sorretti dinanzi al difficile momento della crescita.

 

24 novembre 2014