Scuole cattoliche, obiettivo: «Fare rete»

Nel tricentenario della morte di san Giovanni Battista de La Salle, il convegno organizzato da Rivista lasalliana e Ufficio scuola. Oltre 7.900 gli istituti in Italia

Non con «spirito celebrativo fine a se stesso» ma guardando «alla forte dimensione di concretezza che caratterizza l’educazione per riscoprire la specificità dei carismi delle scuole cattoliche», si è svolto, secondo le indicazioni del cardinale vicario Angelo De Donatis che ha aperto i lavori, il convegno sul tema “Liberi di educare”, proposto dalla Rivista lasalliana e l’Ufficio scuola della diocesi in occasione del tricentenario della morte di san Giovanni Battista de La Salle, patrono degli educatori cristiani. Rivolta a presidi, gestori di istituti cattolici e a chi a vario titolo è coinvolto nell’educazione dei giovani, la mattinata di studio ha avuto luogo sabato 6 aprile, nell’Aula magna della Pontificia Università Lateranense, a piazza San Giovanni in Laterano. «L’opera di de La Salle fu profetica e lungimirante – ha affermato il porporato -, vero modello di educazione cristiana integrale cui ispirarsi ancora oggi: egli guardò in particolare ai bambini poveri, così come nell’Antico Testamento il piccolo è sempre protetto e tutelato da Dio per la sua vulnerabilità e Gesù, nel Nuovo Testamento, è tenerissimo con i piccoli, i veri discepoli».

Sono più di 7.900 le scuole cattoliche o di ispirazione cristiana in Italia, sulle oltre 12mila paritarie, per un totale di quasi 600mila alunni – di cui il 70% di scuole dell’infanzia – e 55mila docenti; 389 sono stati gli istituti costretti a chiudere lo scorso anno: in media uno ogni 3 giorni. Questi alcuni dei dati presentati da Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’educazione, la scuola e l’università, che nel suo intervento ha evidenziato «la ricchezza della proposta degli istituti cattolici, riconosciuti capaci di inclusione e di qualità dalle famiglie che ne fruiscono, specie per l’attenzione al singolo alunno e per il progetto educativo», ma «fragili laddove mancano la sinergia e il fare rete, anche mediante accorpamenti di congregazioni se necessario». Anche il filosofo Dario Antiseri nella sua relazione su “La scuola libera in Italia e in Europa” ha auspicato «l’unione delle forze» non solo tra ordini religiosi ma pure da parte dei genitori che scelgono per i figli gli istituti cattolici: «Finché non saremo capaci di portare in piazza due milioni di persone – ha detto con forza – siamo destinati a perdere perché non ci daranno ascolto» mentre è fondamentale «difendere la libertà della scuola cattolica contro il monopolio statale dell’educazione», guardando al pensiero di Heidegger secondo il quale «la concorrenza è la migliore e la più efficace forma di collaborazione, perché stimola a fare meglio».

Riconoscere «il momento non trionfale che vivono gli istituti cattolici», allora, deve essere «non motivo di lamentele ma di riflessione e di risposte forti e concrete» per Rosario Salamone, direttore dell’Ufficio scuola del Vicariato, che ha definito la realtà scolastica «quel recinto sacro in cui si gioca una delle partite più importanti: la consegna del passato ai ragazzi attraverso l’esercizio del sapere». Importante, nel conseguimento di questi obiettivi, guardare all’opera di de La Salle e alla «significativa riforma educativa che realizzò tra la fine del 1600 e il 1700 – ha sostenuto padre Donato Petti, direttore della Rivista lasalliana -. A lui, gigante dell’educazione», si devono innovazioni in ambito pedagogico e didattico quali «l’obbligo dell’insegnamento in lingua madre e non in latino, la divisione per classi di età omogenee e dunque il passaggio dall’insegnamento individuale a quello simultaneo»; ancora, l’attenzione alla formazione degli insegnanti con «la fondazione dell’istituto tecnico professionale, dei primi centri di formazione e delle scuole domenicali per i genitori oltre ai foyer per i ragazzi disabili».

Nella seconda parte della mattinata, la tavola rotonda su “Carismi educativi e scuole cattoliche”, cui hanno preso parte, presentando i punti di forza del loro operato, i presidi di alcune scuole cattoliche romane: padre Giovanni La Manna, direttore generale dell’Istituto Massimiliano Massimo, suor Paola Murru, coordinatrice didattica della scuola salesiana “Maria Ausiliatrice”, Andrea Forzoni dell’Istituto “Marymount” ed Elena Pascale, direttrice della scuola “Cavalsassi”. Affidate invece a don Giuseppe Castelli, vicedirettore dell’Ufficio scuola diocesano, le conclusioni dei lavori: «Il nostro Ufficio vuole essere a servizio delle scuole cattoliche con un ruolo di accompagnamento e non gestionale – ha detto -, per discernere insieme, cercando soluzioni per rilanciarle che si basino sui due cardini propri dell’educazione cattolica ossia la passione per l’umano e il sentirsi parte di una realtà più grande di quella specifica delle congregazioni: la Chiesa».

8 aprile 2019