Scuola, un nuovo inizio con la domanda di vita dei giovani

Un anno zero in un mondo diverso. Nel quale la paura di ricominciare riguarda soprattutto gli adulti, con le loro esitazioni. L’urgenza di decidere da che parte stare

Settembre mese di inizi, riprende per il quinto anno la pubblicazione di #quindiciventi, questa piccola rubrica nata per condividere uno sguardo sui nostri ragazzi e le nostre ragazze. Nel fine settimana avevo deciso di scrivere qualcosa sui primi giorni di scuola ma ieri ho fatto un’esperienza interessante, che credo possa essere utile raccontare e che di fatto riguarda un confronto proprio sul come iniziare.

La scorsa settimana mi aveva chiamato un amico fraterno, che è anche un giovane prete, dicendomi che si sarebbe incontrato per alcuni giorni con altri suoi colleghi, giovani preti, per riflettere insieme su come ripartire nelle loro attività educative, ma confrontandosi prima con figure esterne e quindi, se possibile, anche con me quale insegnante per la fascia della scuola secondaria superiore. Naturalmente ho accettato, c’è sempre da imparare nel confronto con esperienze diverse e volendo riportare almeno uno spunto dei tanti emersi sceglierei la constatazione condivisa dalla quale siamo partiti per discutere. Se l’anno scorso il riiniziare era parso un tornare alla normalità dopo un’emergenza acuta ma percepita come temporanea, la sensazione un po’ di tutti riguardo a quest’anno, per tante ragioni evidenti a tutti, è che si tratti davvero un po’ di un anno zero, non dico di un’epoca nuova ma certo di un inizio diverso in un mondo diverso. A riguardo la percezione condivisa è che, senza girarci troppo attorno, i più titubanti, perplessi, se non spaventati siano proprio gli adulti. Di contro, e l’esperienza di questi primi giorni di scuola ne è stata per quanto mi riguarda conferma lampante, la spinta vitale dei ragazzi e delle ragazze pare essere tale quale, e forse, davvero, non potrebbe essere altrimenti.

Un problema importante per il nostro inizio potrebbe annidarsi quindi proprio nel fossato, largo o stretto che sia, che potrebbe generarsi tra noi adulti alle prese con le nostre esitazioni, le nostre paure, fino alle nostre angosce e quella domanda potente di vita mica tanto scalfita in questi giovani che, l’ho scritto anche l’anno passato in questo spazio, in fondo hanno attraversato questi due anni con un sano stoicismo, ben più stabile delle nostre continue altalene emotive. Mentre tornavo a casa dalla chiacchierata mi sono ritrovato dunque a pensare come, in un mondo alle prese con le millanta e complesse contingenze e questioni aperte che questo tempo difficile ci lascia in dote, in fondo il tema della paura di riiniziare riguardi un po’ tutti, ma noi adulti un po’ di più; come l’urgenza di decidere, al netto di tutto, da che parte stare rispetto all’urgenza di vita e di senso e che ovviamente a scuola è più squillante, parimenti interpelli un po’ tutti; come il senso del nostro inizio dipenda dal se fare pesare di più tutto il nostro fardello di esitazioni, stanchezze, angosce personali, rabbie, oppure la domanda chiassosa ma vigile che chiunque sia già entrato in una classe non può non avere percepito nei mille giovani occhi che, vivaddio, si è di nuovo sentito puntati addosso.

15 settembre 2021