Scuola, Sos Villaggi dei Bambini: «Investire in un nuovo patto educativo»

Nella Giornata mondiale dell’alfabetizzazione, l’appello a un progetto speciale, dopo tanto isolamento, che metta al centro la relazione educativa

Alla vigilia della riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, dopo un’interruzione che dura in Italia dal 4 marzo – la più  grande interruzione dei sistemi educativi nella storia, che ha colpito quasi 1,6 miliardi di studenti in più di 190 Paesi -, da Sos Villaggi dei Bambini arriva l’invito a mettere davvero la scuola al centro dell’agenda politica e degli sforzi di tutte le nazioni, perché «è il primo vero argine alle diseguaglianze e alla povertà educativa e materiale di ogni individuo». Nelle parole di  Samantha Tedesco, responsabile Advocacy e Programmi di Sos Villaggi dei Bambini, «la chiusura delle scuole, sia pur necessaria, ha danneggiato tutti i bambini ma, come tutte le crisi, ha avuto ripercussioni maggiori su quelli che appartengono a famiglie vulnerabili; parliamo di giovani vittime di violenza, di bambini che vivono in case-famiglia, di minorenni stranieri non accompagnati». La scuola, prosegue, non è solo il luogo in cui apprendere; «per molti bambini è la possibilità di un pasto sano e completo al giorno. E per molti bambini, purtroppo, è l’unico pasto completo dell’intera giornata. La scuola è la possibilità quindi di alimentare il corpo e la mente, è la possibilità per molti bambini non solo di mangiare, ma di essere “visti” da adulti competenti, di fare sport, di essere considerati bambini e ragazzi con bisogni propri. La scuola è un presidio di tutela in particolare per i bambini vulnerabili».

Nella Giornata mondiale dell’alfabetizzazione che si celebra oggi, 8 settembre, dall’organizzazione ricordano anche alcuni dati nazionali registrati durante il lockdown: 1 bambino su 10 non è riuscito a seguire la didattica a distanza e ha abbandonato in maniera silenziosa la scuola; 1 su 5 non è riuscito a fare i compiti. Le segnalazioni ai centri antiviolenza sono aumentate rispetto allo stesso periodo 2019, mentre gli interventi educativi domiciliari sono stati annullati perdendo la possibilità di monitorare le situazioni già critiche. «Di fatto – evidenzia Tedesco -, si è realizzata una discriminazione ulteriore sui bambini già in situazione di fragilità. Abbiamo bisogno di sanare questa discriminazione, di riaprire le scuole senza esitazioni o sterili discussioni». Ridimensionando anche la questione dei banchi individuali, che, nelle parole di Tedesco, «rischia di essere controproducente» dato che quel tipo di banco «non farà che aumentare l’isolamento dei bambini e ragazzi. Molto meglio sarebbe utilizzare i banchi che ci sono in maniera originale – osserva – mantenendo la distanza necessaria tra le pieghe labiali dei bambini: è fattibile, sostenibile e soprattutto consentirebbe a tutti i bambini di sentirsi ancora parte di una comunità, dopo mesi di didattica a distanza».

Evidente, nell’analisi di Sos Villaggi dei Bambini, il nesso tra povertà educativa e disagio socio-economico. Per uscire da questa empasse, la parola d’ordine è: investire. Per questo l’organizzazione chiede un impegno affinché «la scuola ri-nasca. Non chiediamo di tornare alla scuola di prima perché la normalità della scuola di prima non andava già bene – precisa la responsabile Advocay e Programmi -. Ci eravamo solo adattati. Il rapporto numerico 1:25 non andava bene nemmeno prima. Una scuola chiusa rispetto al proprio territorio non andava bene nemmeno prima. Chiediamo – prosegue – che dall’esperienza del Covid-19 nascano idee nuove, che si abbia la forza di investire, che dopo una crisi epocale come quella che abbiamo vissuto non si scelgano scorciatoie prese solo nell’ottica di prevenire il contagio». L’Italia, incalza Tedesco, ha bisogno «di investire sulla scuola, di passare dal 3,8% attuale del Pil al 5% come nella media europea. Serve un progetto speciale dopo tanto isolamento, che metta al centro la relazione educativa per recuperare fiducia e capacità di apprendimento. I bambini sono resilienti, possono farcela se noi adulti creiamo le condizioni favorevoli. Serve – aggiunge – un “patto educativo territoriale”, come stiamo dicendo in molti. Investiamo sulle figure educative, mappiamo i luoghi del territorio, osiamo andare oltre le sentinelle o gli assistenti civici per controllare il rispetto del distanziamento fisico!».

Si tratta, in ogni caso, di un problema globale. «Lo era già prima della pandemia», come dimostra il fatto che sono 250 milioni i bambini nel mondo che non sanno né leggere né scrivere né contare e 6 milioni quelli che muoiono ogni anno per malattie facilmente curabili. «La pandemia non ha fatto altro che aggravare le diseguaglianze con il digital divide che ha lasciato indietro milioni di studenti – è l’analisi di Sos Villaggi dei Bambini -. Dei quasi 1,6 miliardi di studenti le cui scuole hanno chiuso, circa 463 milioni, oltre il 30%, non sono stati in grado di accedere alla didattica a distanza (dati Unicef)». E le disparità diventano «particolarmente acute» nei Paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana, dove quasi il 90% degli studenti non ha accesso a un computer e l’82% non ha internet da casa, secondo i dati Unesco. L’organizzazione, presente con i suoi progetti in 136 Paesi e territori, lavora ogni giorno per contribuire a realizzare il quarto Obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030, per un’istruzione di qualità che contrasti le diseguaglianze e favorisca un equo accesso per tutti. Nelle comunità in cui mancano le infrastrutture scolastiche, gestisce asili, scuole e centri di aggregazione, rafforzando l’istruzione pubblica, e supporta, parallelamente, le comunità nel miglioramento delle strutture e dei servizi medici affinché ogni bambino riceva l’assistenza sanitaria di base.

8 settembre 2020