Il Campidoglio aggiusta il tiro sul progetto dei menù europei nelle scuole: il piatto straniero sarà affiancato dal un piatto “made in Italy”
Wurstel e patatine, paella, gulasch, fish and chips, sono solo alcuni esempi di menù europei serviti nelle mense scolastiche delle scuole di Roma Capitale. Il progetto, dal nome “Viva L’Europa” è partito nel mese di dicembre nelle scuole romane, voluto dall’ex assessore capitolino alla scuola Alessandra Cattoi e confermato dal suo successore, Paolo Masini. Quindici menù con piatti provenienti dalle diverse tradizioni culinarie dei paesi europei, due volte al mese, per avvicinare i bambini alle diverse culture gastronomiche del continente. Iniziativa lodevole ma non ha riscosso il successo sperato. Infatti, molti genitori si sono lamentanti delle scarse porzioni del pasto, ridotto ad un unico piatto e della qualità del cibo, da più parti definito “cibo spazzatura”.
Così ecco che il Comune di Roma è corso ai ripari. L’assessore Masini, nei giorni scorsi, ha incontrato i rappresentanti delle imprese degli 11 lotti della ristorazione scolastica per affrontare i problemi legati al progetto dei menù europei. Oltre a chiedere un coinvolgimento di genitori e insegnanti, si è previsto di affiancare al piatto straniero un piatto italiano, come gli spaghetti al pomodoro, per aiutare i bambini ad avvicinarsi alla novità e sgomberare il campo dalle polemiche sollevate dai genitori sulla scarsa quantità del cibo.
Il progetto andrà avanti fino a maggio, e l’assessore Masini ha tenuto a sottolineare che «questo è un bel progetto, per la fratellanza e la conoscenza reciproca ed è stato elaborato con l’apporto di tutte le necessarie competenze su questi temi. Coinvolgeremo gli insegnati, gli educatori e i genitori per far conoscere i diversi Paesi europei attraverso al loro cucina, organizzando anche degli incontri con le rappresentanze diplomatiche. Nelle scuole di Roma si mangia bene – ha concluso – con ingredienti di qualità, provenienti da una filiera totalmente controllata in cui i prodotti biologici e Dop/Igp rappresentano complessivamente il 90% del totale.
23 gennaio 2015