Scuola, Istituto Ambrosoli: la crisi, «opportunità per un’innovazione della didattica»
La prima campanella che vedrà un migliaio di studenti distribuiti nei tre plessi di Centocelle e Torre Maura. La dirigente Messinese: docenti sotto organico
Il telefono squilla in portineria, i docenti dialogano nei corridoi, il via vai del personale non docente alle prese con sedie da spostare, segnaletica in terra da sistemare – gialla per l’entrata e verde per l’uscita -, dispenser con gel disinfettante da collocare all’ingresso e ai piani. Nell’Istituto di istruzione secondaria superiore “Giorgio Ambrosoli”, in viale della Primavera 207, ci si prepara per accogliere gli studenti. C’è gioia negli occhi degli insegnanti che possono finalmente rivedere i propri alunni, con i quali per troppi mesi hanno interagito attraverso lo schermo di un computer.
Dopo sei mesi, la prima campanella tornerà a suonare per circa mille studenti che occuperanno 52 classi – suddivise per l’indirizzo commerciale e quello per geometri – distribuite in tre plessi: due a Centocelle (la sede centrale di viale della Primavera e la sede associata Europa di via Romolo Trinchieri 49) e uno, la succursale, in via delle Alzavole 25 a Torre Maura. In via Trincheri per garantire il distanziamento e la sicurezza degli studenti sono stati allestiti nuovi ampi spazi ristrutturando aule chiuse da anni per una flessione nelle iscrizioni, e gli operai sono al lavoro per ritinteggiare le pareti. Sfruttando la laurea in architettura la preside Anna Messinese sovrintende i lavori e spiega che l’intento è quello di «dare un tocco nuovo all’ambiente» perché «lo spazio rappresenta il terzo insegnante e deve essere accogliente». L’unica preoccupazione ovviamente riguarda la questione sanitaria ma la dirigente confida nei giovani. «La giusta comunicazione li responsabilizza – afferma -. Sono certa che dando loro le giuste indicazioni e spiegando nel dettaglio e in modo chiaro tutte le regole da seguire dal punto di vista igienico sanitario, i ragazzi daranno il loro contributo e avranno comportamenti responsabili».
Lunedì 14 settembre alle 8 i primi a percorrere i corridoi saranno gli iscritti al primo anno. La giornata sarà dedicata all’accoglienza e alla presentazione dei piani di studio e delle attrezzature. «Siamo pronti per ricevere i ragazzi, che in questo momento hanno bisogno di numerose attenzioni – dice la preside -. Per il 14 siamo sereni, non ci sarà affollamento. Dal giorno successivo dislocheremo tutte le altre classi. A oggi siamo in attesa dei 900 banchi monoposto che abbiamo richiesto. Se non dovessero arrivare per tempo potremmo avere dei problemi», spiega Messinese. Utilizzando il mobilio dell’istituto alcune aule sono già pronte. Un lavoro «tumultuoso» portato avanti tra numerose difficoltà per l’accoglienza in sicurezza e per permettere ai ragazzi di «riappropriarsi» dei locali.
In base alla metratura, ogni classe potrà ospitare una media di 16/20 alunni ma non è la mancanza di spazi a impensierire la preside. Il consiglio d’istituto, facendo riferimento alla capienza delle singole aule, ha approntato nei giorni scorsi un piano di intervento che però porta a galla un problema che riguarda il numero dei docenti, a oggi insufficiente. «Se dovessimo dividere una classe per rispettare le norme sul distanziamento – spiega la dirigente – gli studenti potrebbero comunque seguire la stessa lezione da un’altra aula perché le classi sono dotate di maxischermi e pc connessi in rete con la fibra ottica. Mancherebbe però “il controllo” di un professore. Abbiamo esternato la necessità di ampliare il corpo docente ma non è stato possibile e delle otto unità di personale non docente richiesto ci hanno inviato quattro persone. Noi abbiamo fatto tutto il possibile per garantire la ripartenza».
Una ripresa sicuramente all’insegna del cambiamento ma che è anche spunto per l’innovazione didattica con l’ausilio del digitale. Alla guida dell’istituto dal 2018, Messinese punta molto sull’applicazione delle metodologie didattiche innovative che sono risultate la carta vincente soprattutto durante il lockdown. «Ci siamo messi in rete fin da subito – rimarca -. Grazie anche alla meravigliosa squadra di docenti che ha lavorato senza risparmiarsi, la didattica è proseguita». Nel dramma generato dalla pandemia, che ha trascinato il Paese in una grave crisi economica e sociale, la preside vede l’opportunità per una didattica alternativa che miri «a un allargamento della didattica per giungere alle competenze interdisciplinari».
10 settembre 2020