Scontri Hamas – Israele: «Tanti israeliani e palestinesi vogliono la pace»

A parlare è padre Rafic Nahra, vicario patriarcale, che “racconta” la preghiera delle piccole comunità cattoliche di espressione ebraica, le kehillot

Nell’«escalation di violenza e morti» degli ultimi giorni, dal Vicariato di San Giacomo, uno dei sei Vicariati del Patriarcato Latino di Gerusalemme, il vicario patriarcale padre Rafic Nahra ricorda che «c’è tanta gente tra i palestinesi e gli israeliani che vuole vivere in pace e in buone relazioni. La sofferenza tra questi è enorme così come la paura per il lancio di bombe e missili». Raggiunto dall’Agenzia Sir, racconta come le piccole comunità cattoliche di espressione ebraica (kehillot) che fanno parte del Vicariato stanno vivendo questi giorni di tensione, «pregando e chiedendo pace per tutti». Si tratta di sette comunità che accolgono cattolici che provengono dal popolo ebreo, cattolici di altre nazioni nonché i cristiani locali. In cinque di queste si prega in ebraico (Gerusalemme, Jaffa, Beerhseva, Haïfa e Tiberiade) e in due in russo (Haïfa e Latrun).

«Paura e sofferenza accomunano palestinesi e israeliani  – le parole di padre Nahra -. La paura degli abitanti delle città israeliane, a ridosso della Striscia di Gaza, come Askelon, Beer Sheva, Sderot, Sdot Negev, e altre è grande. I razzi cadono senza una meta precisa e tutti si sentono un bersaglio. Alla paura – aggiunge il vicario – subentra la rabbia che si tramuta in tensione. È triste vedere città come Haifa e Ramle, dove arabi e israeliani fino ad oggi hanno mantenuto buone relazioni, cadere preda di tensioni e tumulti. Per quanto ciascuno dei nostri fedeli possa avere una propria posizione in merito a Gerusalemme e alla vicenda delle case contese a Sheik Jarrah a Gerusalemme est, noi siamo tutti impegnati a pregare per la fine delle ostilità e per la pace e la convivenza – assicura -. Ci affidiamo al Dio della pace perché illumini le menti di chi ci governa e perché smuova il cuore della comunità internazionale. Senza l’intervento internazionale saremo, infatti, destinati a una lunga sofferenza e a un futuro di rabbia e di tensione».

12 maggio 2021