Addio a Enzo Camerino, testimone della Shoah

Morto nella giornata in cui compiva 86 anni, era uno degli ultimi due sopravvissuti del rastrellamento del Ghetto di Roma, il 16 ottobre 1943. Il sindaco Marino: «Imprimiamo nella memoria il numero che portava sulla pelle»

158509. Per i nazisti era questo, Enzo Camerino: un numero. Tatuato sulla pelle. Per non dimenticarlo. Con quel numero con il quale era stato marchiato nell’orrore di Auschwitz quando non aveva ancora 15 anni Camerino ha vissuto fino al giorno del suo 86° compleanno, martedì 2 dicembre, quando si è spento, in Canada, dove da anni viveva con la sua famiglia. Il cuore sempre legato alla “sua” Roma, dove aveva vissuto il rastrellamento del Ghetto, il 16 ottobre 1943. In memoria di quella ferita, della quale era uno degli ultimi due sopravvissuti ancora in vita, ogni 16 ottobre era nella Capitale, per partecipare alla marcia organizzata da Comunità ebraica e Comunità di Sant’Egidio. Quest’anno era stato ricevuto anche da Papa Francesco. «Per tutti noi – fa sapere il portavoce della Comunità ebraica di Roma Fabio Perugia – è una perdita incolmabile, non solo per gli ebrei di tutto il mondo ma anche per tutti quei cittadini che da sempre lavorano per tenere viva la memoria della Shoah».

Nato a Roma il 2 dicembre 1928, era il più piccolo di tre fratelli. Quel giorno di ottobre di 71 anni fa era in casa con la sua famiglia, in viale delle Milizie, quando, alle 5 del mattino, si presentarono alla porta un tedesco e un fascista, con un foglio su cui era scritto di prepararsi per il viaggio. Prima Auschwitz, poi Birkenau e il sottocampo di Jawischowitz, fino alla “marcia della morte” fino a Buchenwald, dove avverrà la liberazione nell’aprile del 1945. Della sua famiglia era rimasto solo il fratello Luciano. Eppure, nei suoi interventi nei quali ricordava le tragedie che aveva vissuto, Camerino era capace di trasmettere «una memoria pacificata da cui era escluso il risentimento – ricordano dalla Comunità di Sant’Egidio -. Spesso ricordava le parole che il padre gli aveva detto ad Auschwitz: “Non odiare mai nessuno”».

L’11 febbraio 1951 aveva spostato Silvana Pontecorvo con la quale, il 13 aprile 1957, era emigrato a Montreal, in Canada, dove ha vissuto fino a ieri. Eppure il suo legame con la Città Eterna e rimasto sempre vivo. E proprio da Roma arriva, attraverso le parole del sindaco Ignazio Marino, un ricordo colmo di gratitudine e affetto. «Oggi – ha dichiarato il primo cittadino in un messaggio di cordoglio – imprimiamo nella nostra memoria il numero 158509, numero che Enzo Camerino portava sulla pelle, e ci impegniamo ancora una volta nel continuare a tenere vivo il ricordo con i Viaggi della memoria, perché le nuove generazioni possano vedere con i propri occhi l’orrore, e non dimentichino mai».

3 dicembre 2014