Scomparsa di Gigi Proietti, Raggi: Perdiamo un pezzo di anima della nostra città

Il sindaco Roma: Profondo dolore e grande tristezza. Il ricordo di Massimo Giraldi e Sergio Perugini, della Commissione valutazione film della Cei

Nel giorno della scomparsa di Gigi Proietti, che proprio oggi, 2 novembre, avrebbe compito 80 anni, il sindaco di Roma Virginia Raggi si fa portavoce del dolore della città, esprimendo, in una nota, «profondo dolore e grande tristezza. Con lui – le parole della prima cittadina – perdiamo un pezzo di anima della nostra città. In questo momento siamo vicini alla famiglia, agli amici e a tutti coloro che lo hanno amato. Roma – assicura – non lo dimenticherà mai».

La notizia della morte, per problemi cardiaci, è arrivata questa mattina all’alba. Regista, attore, comico e conduttore tra teatro, cinema, televisione, alla guida dall’inizio degli anni Duemila del Globe Theatre, Proietti vive a teatro i suoi primi ruoli di successo, a partire dal 1970 con Garinei e Giovannini, in “Alleluja Brava Gente”, anche se sono soprattutto gli spettacoli “one man show” a dargli grande popolarità nel corso degli anni ’70, tra cui il celebre “A me gli occhi, please” (1976), più volte riadattato nel tempo. «Al cinema – ricorda Massimo Giraldi, presidente della Commissione nazionale valutazione film della Cei – Proietti inizia a muovere i primi passi già nei film di Ettore Scola e Alessandro Blasetti degli anni ’60 ma il periodo d’affermazione coincide con il decennio successivo, nel quale mette in fila collaborazioni di peso con Mario Monicelli, Elio Petri, Sergio Citti e soprattutto Steno». È con quest’ultimo che gira “Febbre da cavallo”, nel 1976, e «quel suo ruolo da scommettitore alle corse di cavalli, Mandrake, diventa nel tempo una maschera comica cult».

Negli anni, prosegue sempre Giraldi, «il rapporto tra Proietti e il cinema è stato sempre continuo ma a corrente alternata. Nella sua vita artistica il grande schermo si mantiene in secondo piano rispetto al teatro. Da ricordare comunque negli anni Duemila sono gli ultimi lavori come “Il premio” del 2017, per la regia di Alessandro Gassmann, e “Pinocchio”, di Matteo Garrone, del 2019, dove cesella il ruolo del Mangiafuoco». Ancora, un altro ambito di grande successo per Proietti è la televisione, tra la conduzione di show su Rai Uno e le molte serie televisive. «Ha guidato la carica della nuova stagione d’oro della fiction italiana, decollata negli anni ’90 – sottolinea Sergio Perugini, segretario della Commissione valutazione film Cei -. Con il suo “Maresciallo Rocca” (1995-2005) ha ipnotizzato davanti allo schermo milioni di spettatori, con punte di 12-13milioni a puntata e il 40% di share. Tra le fiction di maggior richiamo si ricordano anche “L’avvocato Porta”, “Preferisco il Paradiso” su san Filippo Neri e “Una pallottola nel cuore”, nei panni del giornalista di cronaca nera Bruno Palmieri».

Nell’analisi di Giraldi e Perugini, Gigi Proietti era «un artista totale, capace di calcare qualsiasi palcoscenico, dal teatro al cinema, ai grandi show targati Rai Uno. Un artista con una presenza scenica magnetica e uno stile personalissimo, dove la carica ironica era la cifra principale del suo modo di esprimersi. Un artista, un uomo, sempre con il sorriso – ricordano -, che ha formato anche schiere di interpreti e di comici tra cui Enrico Brignano, Flavio Insinna o Gabriele Cirilli».

2 novembre 2020