Sciolto il Parlamento. Italia al voto il 25 settembre

Il presidente della Repubblica ha firmato il decreto di scioglimento, sancendo la fine anticipata della legislatura. Una scelta «inevitabile», l’ha definita. Quindi, l’appello: «Il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare la crisi»

«Inevitabile». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto questa parola per definire la decisione di sciogliere le Camere, sancendo la fine anticipata della legislatura. Una scelta inevitabile, appunto, per il voto espresso dal Senato e soprattutto per le modalità di quel voto, che hanno reso chiaro che non c’era margine per altre maggioranze. Accompagnando quindi il premier Draghi nel processo di dimissioni, ha richiamato tutti a «un contributo costruttivo nell’interesse superiore dell’Italia». Si apre ora infatti il cammino verso le urne: si voterà domenica 25 settembre, di fatto l’unico giorno possibile in base alle regole che concedono un massimo di 70 giorni dal giorno dello scioglimento ma anche un minimo di 60 per permettere le complesse operazioni di presentazione delle liste e la campagna elettorale. Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri riunito nella serata di ieri, 21 luglio. Un periodo lungo, dunque, al quale si aggiungeranno altre settimane per la formazione del nuovo governo e che permetterà al premier Mario Draghi – che resta in carica per gli affari correnti – di continuare a guidare il Paese per altri quattro mesi circa .

Ripercorrendo i passaggi principali della crisi, in una dichiarazione dopo la firma del decreto di scioglimento – controfirmato dallo stesso Draghi -, Mattarella ha evidenziato che «lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l’ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro Paese. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione. La discussione, il voto e le modalità con cui questo voto è stato espresso ieri al Senato hanno reso evidente il venir meno del sostegno parlamentare al governo e l’assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza. Questa condizione – ancora le parole del capo dello Stato – ha reso inevitabile lo scioglimento anticipato delle Camere. Il governo ha presentato le dimissioni e nel prenderne atto ho ringraziato il presidente del Consiglio Mario Draghi e i ministri per l’impegno profuso in questi diciotto mesi».

Nel discorso di Mattarella, l’appello preoccupato alla collaborazione, rivolto ai partiti, in una situazione difficile, nella quale la campagna elettorale si preannuncia spigolosa. «Il governo – ha riconosciuto – incontra limitazioni nella sua attività, ma ha gli strumenti per operare in questi mesi prima che arrivi il nuovo esecutivo», determinato dal voto degli elettori. Quindi, il passaggio cruciale: «Il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese». Interventi indispensabili, dunque, «per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale». A tutto questo, il presidente della Repubblica aggiunge altre due questioni fondamentali. La prima è «l’attuazione nei tempi concordati del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno». La seconda: «Il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa».

All’esecutivo riunito ieri sera per il Consiglio dei ministri che ha fissato la data delle elezioni Draghi ha rivolto la sua gratitudine. «Dobbiamo essere molto orgogliosi», ha detto riferito al lavoro svolto «al servizio dei cittadini». E ancora: «Porterò con me un bel ricordo delle riunioni» e «degli scambi» avuti con ciascuno. Quindi l’invito ad andare avanti, fino all’insediamento del nuovo esecutivo, «con la stessa determinazione» e a chiudere tutto quello che sarà possibile nel perimetro degli affari correnti proprio per «favorire» il governo che verrà. Ringraziando tutti «per la dedizione, la generosità, il pragmatismo» di questi mesi, sulla falsariga delle indicazioni arrivate dal presidente Mattarella – di cui Draghi ha apprezzato «la saggezza» anche nella gestione della crisi -, l’esortazione, insomma, è a guardare alle cose che restano da fare.

22 luglio 2022