Scholas Occurrentes, il Papa chiude il congresso

Rivolto ai bambini presenti, il Pontefice ha detto: «Non coprite il tesoro che avete dentro di voi ma condividetelo. E non arrendetevi alle difficoltà»

Rivolto ai bambini presenti, il Pontefice ha detto: «Non coprite il tesoro che avete dentro di voi ma condividetelo. E non arrendetevi alle difficoltà»

Un inno ad aprirsi agli altri, a non cedere davanti agli ostacoli. Questo l’invito che Papa Francesco ha voluto rivolgere ieri, 5 febbraio, ai ragazzi presenti nella giornata di chiusura del IV congresso di “Scholas Occurrentes”, la rete internazionale di scuole, nata in Argentina per volere dell’allora arcivescovo Bergoglio.

Papa Francesco si è collegato in videoconferenza con ragazzi di tutto il mondo, portatori di handicap, con i quali ha conversato. A un bambino indiano, il Papa ha detto che la scuola può aiutare «costruendo ponti: quando voi comunicate date il vostro meglio e lo ricevete anche dagli altri. Quando non comunichiamo, rimaniamo soli con i nostri limiti e questo ci fa male. La cosa più importante è la comunicazione, il dare e il ricevere. E questo ci fa bene e non siamo mai soli». Pedro, 12 anni, privo di un braccio, ha detto di amare molto il gioco del calcio, perché gli permette di stare con gli amici. Il Papa gli ha risposto che «questa è una lezione, perché quello che importa non è vincere, ma giocare e stare vicino agli amici». Ad Alicia, 16 anni, il Santo Padre ha confessato: «Non sono per niente capace con le macchine, non sono capace di usare il computer. Che vergogna, è vero?». A un ragazzo che gli ha chiesto cosa bisogna fare quando si presenta un problema, Francesco ha spiegato: «Non bisogna arrabbiarsi, ma rimanere tranquilli e, poi, cercare il modo di superare la difficoltà. E se non posso superarla, cercare di tollerarla finché non ho la possibilità di superarla. Non bisogna mai spaventarsi delle difficoltà. Siamo capaci di superare ogni cosa. Abbiamo solo bisogno di tempo per capire, l’intelligenza di cercare la via giusta e il coraggio per andare avanti».

Dopo il dialogo tra i ragazzi e il Papa, c’è stato un collegamento con il Mozambico dove è stato avviato un centro di accesso alla tecnologia e alla conoscenza, a cui è seguita la lettura del Manifesto sulla responsabilità sociale ed educativa. Alla fine, il Papa ha parlato a tutti i presenti: «In ognuno di voi c’è un baule e dentro c’è un tesoro. Il vostro lavoro è aprire questa cassa e tirare fuori il tesoro, farlo crescere e darlo agli altri e ricevere dagli altri il loro tesoro. Se teniamo chiuso il baule, non va bene; se lo condividiamo con gli altri, il tesoro si moltiplica e si unisce al tesoro degli altri». Il Pontefice ha invitato i ragazzi ad andare avanti: «Quello che voi fate aiuta anche tutti gli altri a capire che la vita è un bel tesoro, che ha senso però solo se lo diamo».

Il Papa ha poi concluso il suo intervento rivolgendo un pensiero a tutti i presenti: «Una cosa che mi preoccupa molto è quella dell’armonia che non è semplicemente raggiungere dei compromessi o intese parziali. L’armonia è, in un certo senso, creare una comprensione delle differenze, accettarle e fare in modo che si armonizzino. Se è vero che “non cambieremo il mondo se non cambieremo l’educazione”, c’è oggi una difficoltà: il patto educativo tra famiglia, scuola, patria, cultura si è spezzato – ha detto Francesco – . La conseguenza è che la società, la famiglia e le varie istituzioni delegano l’educazione ai docenti, di solito malpagati, che portano sulle spalle questa responsabilità. Se non hanno successo si recrimina contro di loro, ma nessuno rimprovera le varie istituzioni che hanno delegato il patto educativo. Solo se tutti i responsabili dell’educazione dei nostri giovani – ha concluso il Papa – si armonizzano, allora l’istruzione potrà cambiare. Per questo, Scholas cerca la cultura, lo sport, la scienza, cerca di costruire ponti».

6 febbraio 2015