“Scegliere di emigrare”, l’impegno della cooperativa Sophia
Un documentario sui giovani senegalesi desiderosi di partire per l’Europa. «L’obiettivo non è scoraggiare con la politica del terrore ma favorire una decisione consapevole»
L’ottanta per cento dei giovani senegalesi di Dakar vuole lasciare la propria terra. Un terzo è disposto a farlo anche irregolarmente. Ma in pochi, solo un quinto, conoscono effettivamente le modalità con le quali raggiungere l’Europa e i documenti che servono per vivere regolarmente in Italia. Grandissimo desiderio di partire, ma tanta inconsapevolezza. È questo il panorama che emerge dal documentario “Scegliere di emigrare”, realizzato dal team di Sophia, impresa sociale che si occupa a 360 gradi del fenomeno dell’immigrazione, con progetti di integrazione, di inserimento nel mondo del lavoro e di informazione nelle scuole.
Il documentario, presentato per la prima volta nei giorni scorsi al Teatro Garbatella di Roma, è il frutto del progetto “Educare senza confini – Africa”, realizzato da Sophia con il sostegno della Cei, attivo nelle scuole del Senegal dal 2020 per rendere più consapevoli della migrazione gli studenti della capitale Dakar. «L’obiettivo è quello di educare i ragazzi senegalesi con la presentazione di informazioni, statistiche e attraverso le testimonianze di chi ha già fatto esperienza del viaggio e dell’integrazione in Europa», spiegano i protagonisti della serata. A parlare sono Arianna Cocchi, la responsabile della comunicazione di Sophia, e Marco Ruopoli, il presidente. È presente anche il team che ha lavorato direttamente sul campo: il regista del documentario Davide Tittarelli, i ricercatori Erik Conte ed Erminia Florio e Mor Amar, socio fondatore di Sophia, con una bellissima storia di integrazione alle spalle che ora testimonia agli studenti che incontra.
«Lo scopo del lavoro non è quello di scoraggiare le partenze con una politica del terrore. Il focus risiede, al contrario, nel mettere sul tavolo tutti i pro e i contro dell’emigrazione per rendere la libera scelta di ciascuno più consapevole possibile», sottolinea la squadra di ricerca. I risultati del lavoro sono sorprendenti: nonostante la maggiore presa di coscienza acquisita, la percentuale di chi desidera andare via non ha subito un calo considerevole. I ragazzi preferiscono comunque partire perché in Senegal non c’è nessuna possibilità lavorativa. Emigrano dunque, non perché vedono nell’Europa un possibile El Dorado, ma perché non hanno alternative per trovare la propria strada nel mondo.
«L’economia del Senegal è per il 97 per cento sommersa e c’è moltissima corruzione. Questi sono i principali motivi per i quali trovare lavoro è diventata un’utopia», spiegano i ricercatori. I risultati hanno spinto il team ad approfondire maggiormente le motivazioni dell’insofferenza dei giovani, cercando di instaurare con loro una relazione più profonda per poterli conoscere e aiutare al meglio. «Non è facile incoraggiarli a esprimere le loro sensazioni, la loro vera interiorità. Tendono a chiudersi e a non credere in loro stessi», racconta il team, il quale già dal prossimo gennaio tornerà in Senegal per continuare a lavorare proprio su questi temi. Per cercare di comprendere sempre più a fondo il fenomeno, ma anche per dialogare con le autorità e cominciare a pensare a operazioni concrete per permettere ai giovani di realizzare i propri sogni. In Senegal o in Europa. (Giuseppe Muolo)
23 ottobre 2023