Scattata la tregua a Gaza

In vigore il cessate il fuoco di 4 giorni. Attesa per la liberazione dei primi 13 ostaggi. A Rafah centinaia di persone premono per passare il valico mentre camion di aiuti iniziano a entrare nella Striscia. L’esercito agli sfollati: «La guerra non è finita. Non tornate nel nord»

È entrato in vigore questa mattina, 24 novembre, a Gaza un cessate il fuoco di almeno 4 giorni tra Hamas e Israele. Lo ha reso noto la radio militare. E già nel pomeriggio è attesa la liberazione dei primi 13 ostaggi israeliani – per lo più donne e bambini -; in tutto, saranno rilasciati in 50.  In seguito torneranno in libertà anche una trentina di donne e di minorenni palestinesi detenuti in Israele. La sospensione temporanea delle ostilità dovrebbe riguardare anche il confine settentrionale di Israele, dopo ripetuti scontri a fuoco fra l’esercito e gli Hezbollah libanesi.

Dopo l’inizio del cessate il fuoco, un razzo sparato è stato intercettato da una batteria Iron Dome di difesa aerea nei pressi dei kibbutz israeliani di frontiera di Kissufim ed Ein Ha-Shlosha’, riferisce sempre la radio militare. Nella stessa zona erano risuonate in precedenza le sirene di allarme. Non si segnalano danni né vittime. Prima dell’inizio della tregua invece l’esercito israeliano ha fatto esplodere un lungo tunnel scavato sotto all’ospedale Al Shifa di Gaza, di cui ieri ha arrestato il direttore. Secondo un portavoce dell’esercito, Hamas aveva allestito sotto al nosocomio «un centro nevralgico per lo svolgimento di attività terroristiche». I giornalisti stranieri presenti sul posto comunque riferiscono che i suoni del fuoco di armi pesanti, in particolare dell’artiglieria e degli attacchi aerei, sono cessati intorno alle 7.18 ora locale.

La liberazione degli ostaggi, informa il quotidiano israeliano Haaretz, dovrebbe iniziare nel pomeriggio, alle 16 ora locale. Tra i primi a essere rilasciati dovrebbe esserci anche Avigail Idan, un bambino americano che proprio oggi compie 4 anni. Sarà comunque un gruppi di donne – tra le quali non dovrebbero esserci soldati – e bambini. L’esercito israeliano intanto ha avvertito gli sfollati palestinesi che si trovano nel sud della striscia, esortandoli a non cercare di tornare al nord. «La guerra non è ancora terminata – ha affermato in arabo il portavoce militare Avichay Adraee -, la pausa umanitaria è temporanea. La zona nord resta un’area di guerra. È molto pericolosa, non andate verso nord. Resta permesso invece il transito da nord verso sud, sulla arteria Sallah a-Din. Gli spostamenti verso nord sono vietati e pericolosi», ha ribadito. Tra l’altro, hanno ricordato i media locali, una delle condizioni dell’accordo raggiunto tra le parti stabilisce che per tutti i giorni di tregua la popolazione sfollata resti al sud.

Già dalla giornata di oggi, l’Egitto fornirà a Gaza 130mila litri di gasolio per ogni giorno di tregua. Lo ha reso noto Diaa Rashwan, presidente del Servizio di informazione statale egiziano, aggiungendo che anche «duecento camion, carichi di cibo, medicine e acqua, entreranno ogni giorno per la prima volta dall’inizio della guerra israeliana nella Striscia». Parallelamente, ha assicurato, l’Egitto continuerà a ricevere gruppi di feriti da Gaza per curarli e faciliterà l’evacuazione degli stranieri e dei cittadini con doppia nazionalità che sono rimasti bloccati nel territorio.

Fonti del valico di Rafah e della Mezzaluna Rossa hanno riferito che per la prima volta dall’inizio della guerra centinaia di persone si stanno riversando al valico, sia dal lato egiziano che da quello palestinese, senza un elenco preventivo. Tra questi, stranieri ed egiziani rimasti bloccati nella Striscia che vogliono passare in Egitto e palestinesi bloccati nel Sinai e in altre città egiziane che lasciano l’Egitto per tornare a Gaza. Intanto continuano ad attraversare il valico i camion con gli aiuti, in coordinamento con l’Unrwa e con la Mezzaluna Rossa egiziana e palestinese.

Arriva da Al Jazeera invece la notizia che l’Autorità Palestinese ha ricevuto un elenco con i nomi di 39 palestinesi che dovrebbero essere rilasciati oggi, precisando che «l’elenco potrebbe non essere quello definitivo. Sappiamo per certo – aggiungono dall’emittente – che nessuna famiglia palestinese è stata ancora informata se i loro cari saranno o meno tra le persone presenti nella lista». Il Servizio carcerario israeliano (Ips) ha comunque avviato il processo di liberazione dei prigionieri, che verranno trasferiti dal carcere di Ofer al checkpoint di Beituniya, in Cisgiordania, informano in una nota. Da lì, potranno fare ritorno alle loro case.

24 novembre 2023