Scambio di prigionieri tra Russia, Usa e altri 5 Paesi
Scarcerate ed esiliate da Mosca 16 persone, tra cui attivisti e giornalisti. Amnesty International: «Non rimanga episodio isolato». 8 i detenuti consegnati al Cremlino
Nella giornata di ieri, 1° agosto, nell’ambito di uno scambio negoziato tra Russia e Bielorussia da una parte e Germania, Norvegia, Polonia, Slovenia e Stati Uniti dall’altra, le autorità di Mosca e Minsk hanno concesso la grazia, scarcerato ed esiliato 16 persone, tra cui gli attivisti e difensori dei diritti umani russi Oleg Orlov, Aleksandra (Sasha) Skochilenko, Lilia Chanysheva, Ksenia Fadeeva, Vladimir Kara-Murza, Andrei Pivovarov, Ilya Yashin e, tra gli altri, i giornalisti Evan Gershkovich (Wall Street Journal) e Alsu Kurmasheva, la giornalista russo-americana di Radio Free Europe condannata a 6 anni e mezzo per aver criticato la guerra in Ucraina. Questi ultimi, in particolare, insieme all’ex marine Paul Whelan, sono tornati negli Stati Uniti, accolti dal presidente Joe Biden e della vice Kamala Harris.
Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan ha rivelato in conferenza stampa che Washington aveva lavorato a un accordo «che avrebbe dovuto includere anche Alexei Navalny, ma sfortunatamente è morto», escludendo quindi che lo scambio abbia legami con guerra in Ucraina. Il Cremlino in cambio ha ottenuto una decina di detenuti condannati in Germania, Norvegia, Polonia, Slovenia e Stati Uniti per accuse di spionaggio e altri reati, tra cui spicca Vadim Krasikov, il colonnello dell’Fsb condannato all’ergastolo in Germania per aver ucciso in pieno giorno in un parco a Berlino Zelimkhan Khangoshvili, un ex comandante ceceno indipendentista, tra i nemici di Vladimir Putin.
Anche Berlino ha accolto 12 tra prigionieri politici russi e cittadini tedeschi, tra cui il mercenario Rico Krieger, condannato per terrorismo a Minsk e graziato da Alexander Lukashenko, alleato dello zar. Lo scambio è avvenuto all’aeroporto Esenboga di Ankara, dove sono atterrati sette aerei che poi hanno rimpatriato i vari prigionieri. A supervisionare l’operazione i servizi segreti della Turchia, Paese Nato che ha buoni rapporti con Mosca.
Si tratta del più grande e complesso scambio di prigionieri tra Washington e Mosca, e più in generale tra Occidente e Oriente, dai tempi della guerra fredda. Nelle parole del presidente Usa Joe Biden, «un’impresa diplomatica», oltre che un «potente esempio» dell’amicizia degli alleati. Sollievo anche dall’Onu, da varie cancellerie europee e da diverse organizzazioni internazionali. «Partecipiamo con sollievo e felicità alla liberazione dei difensori e delle difensore dei diritti umani, delle persone attiviste e dei giornalisti che erano in carcere e che presto potranno finalmente abbracciare i loro cari – commenta Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale -. Siamo grati che le voci delle organizzazioni mondiali e russe per i diritti umani siano state ascoltate e che sia stata negoziata la libertà di queste persone. Non avrebbero mai dovuto essere incarcerate: la loro persecuzione è stata gravemente ingiusta».
Struthers definisce la scarcerazione «un passo importante» ma avverte: «Non deve rimanere un episodio isolato. La strada giusta da seguire è quella dello smantellamento del sistema di repressione politica in Russia, non lo scambio di esseri umani. Le autorità russe devono liberare incondizionatamente tutte le altre persone detenute arbitrariamente per motivi politici, come Natalia Filonova, Aleksei Gorinov, Maria Ponomarenko, Vladimir Rumyantsev e molte altre, e risarcirle per la loro ingiusta incarcerazione. Le leggi repressive che consentono queste persecuzioni devono essere abolite». I detenuti liberati da Mosca infatti erano stati imprigionati a seguito di processi iniqui con accuse politicamente motivate, legate a critiche alle autorità, attivismo contro la guerra e attività giornalistica.
2 agosto 2024