Scalabriniani: «Migranti, arrivi sbandierati come un’ossessione»

La Fondazione Cser: migrazioni viste in un contesto «emergenziale». La ricerca dedicata al progetto “Ponte di dialoghi” e la sensibilizzazione tra i ragazzi delle scuole

Gli stranieri a Roma al 1° gennaio 2021 rappresentano il 12,9% della popolazione residente. «Se si scorpora la comunità rumena, la più numerosa con il 21,1% di tutti gli stranieri presenti sul territorio e si considerano solo le persone di cittadinanza non comunitaria, la percentuale scende al 7,6%». A sottolinearlo è Carola Perillo, responsabile progettuale della Fondazione Cser, in occasione della presentazione di una ricerca di quattro volumi della rivista “Studi emigrazione” dedicata al progetto “Ponte di dialoghi”, ieri, 27 aprile nella sede Cser. Dati che non giustificano paure e preoccupazioni rispetto all’arrivo dei migranti nel nostro Paeese. «Oggi viviamo le migrazioni sempre e solo da un punto di vista emergenziale. C’è un’ossessione dell’arrivo dei migranti che viene sbandierata e proclamata anche con misure legislative», denuncia padre Lorenzo Prencipe, presidente della Fondazione Centro studi emigrazione di Roma (Cser), istituzione con finalità culturali avviata nel 1963 dai Missionari di San Carlo, gli Scalabriniani.

I quattro volumi della rivista “Studi emigrazione” sono dedicati ad approfondire l’immigrazione a Roma e nel Lazio, a Napoli, a Venezia e nel Veneto, a Milano e in Lombardia. «Con questi lavori abbiamo cercato di argomentare che le migrazioni in entrata, in uscita, all’interno del Paese sono da sempre la regola e non l’eccezione, dall’antichità ai nostri giorni», spiega padre Prencipe. «Roma è sempre stata una città con una forte presenza di non romani – rileva Matteo Sanfilippo, coordinatore scientifico della rivista -. Bisogna considerare il fatto che molti emigranti non vivono nella stessa città per tutta la vita. Nell’emigrazione c’è una combinazione di movimenti e di forze con motivazioni di tipo economico, etico, legate a volte al desiderio di fuga, altre all’insoddisfazione. Il problema dei dati – continua – è il più nefasto nell’ambito della questione migratoria. Al di là degli immigrati irregolari, alcune persone non devono per forza registrarsi: se si va a lavorare a Parigi o Berlino non si rinuncia alla residenza legale a Roma, siamo cittadini europei».

Un altro obiettivo del progetto “Ponte di dialoghi” è far conoscere, nelle scuole, le migrazioni, rivivendole in prima persona grazie all’aiuto della tecnologia tridimensionale. «Abbiamo cercato di decostruire gli stereotipi e i pregiudizi che spesso riscontriamo con i ragazzi, avvicinando la narrazione delle migrazioni a uno strumento adatto ai giovani. Ciò permette un contatto più empatico e fa vedere con i propri occhi cosa significhi il viaggio dell’altra persona. A tale scopo, abbiamo realizzato delle storie reali di migrazione e le abbiamo ricostruite con video immersivi». Il progetto proseguirà con l’obiettivo di produrre altre pubblicazioni della rivista e di proporre storie di nuova emigrazione italiana raccontate con l’esperienza della realtà immersiva.

28 aprile 2023