Scalabriniani: da Trump «scelte politiche che rendono difficile il dialogo»

I religiosi esprimono preoccupazione anche per il loro lavoro di missionari: «Sul confine nord del Messico seguiamo da anni i migranti»

I religiosi esprimono preoccupazione anche per il loro lavoro di missionari: «Sul confine nord del Messico seguiamo da anni i migranti»

Gli Scalabriniani commentano in una nota diffusa oggi, 1° febbriao, i primi 10 giorni di Donald Trump alla Casa Bianca, segnati da una serie di provvedimenti che «dimostrano come egli voglia mettere decisamente in pratica le promesse più controverse della sua campagna elettorale: si tratta di ordini esecutivi che non passano per il Congresso». In particolare, la riflessione dei religiosi si sofferma su mercoledì 23 gennaio, che sarà ricordato come «il giorno del muro, la data nella quale il nuovo presidente degli Stati Uniti ha firmato l’ordine esecutivo per la costruzione di una recinzione che completi la divisione tra l’America e il Messico».

Una mossa, questa, che «desta preoccupazione anche per noi missionari che su quel confine del Nord del Messico seguiamo da anni i migranti a Tijuana e Nuevo Laredo», afferma padre Gianni Borin, superiore regionale degli scalabriniani in Europa e Africa. Ancora, è del 27 gennaio l’ordine esecutivo sottoscritto da Trump circa la protezione del Paese da attacchi terroristici per mano di nazioni straniere. Citando anche le analisti del Center for Migration Studies di New York degli Scalabriniani, padre Borin evidenzia che «le nazioni presenti nella lista redatta da Trump sono unicamente a maggioranza musulmana, mentre sarebbero altre quelle che avendo fatto esperienza diretta del terrorismo, secondo la “logica” del neo presidente, sarebbero dovute essere elencate».

In ogni caso, l’unico risultato, secondo il superiore regionale, sarà quello di rendere gli Stati Uniti meno sicuri, «dando agli estremisti uno strumento di propaganda a loro favore». L’ordine esecutivo, osserva, «farà sentire estranei milioni di musulmani, negli Usa e al di fuori, come da questa nostra parte dell’oceano, perdendo l’occasione di stringere legami sociali e di solidarietà per costruire insieme una società basata su presupposti di dialogo e cooperazione». Di qui l’invito pressante a «utilizzare tutte le risorse per la costruzione di una società aperta e tollerante e non per una sua versione miope e chiusa; a bloccare chi sfrutta e schiavizza la persona del migrante e del rifugiato, come i “coyotes” del Messico, o i “passeur” attivi in numerose parti del mondo; a non coltivare logiche di isolazionismo e protezionismo, che, con il pretesto di garantire la sicurezza nazionale, discriminano in base a logiche di puro interesse economico o personale».

La conclusione di padre Borin è che «queste scelte politiche rendono il dialogo tra le parti in causa difficile, mentre persistono e si accrescono i fenomeni di movimento di popolazioni, i quali, al di là delle analisi socio-politiche, creano situazioni personali drammatiche per masse di esseri umani».

1° febbraio 2017