Save the Children: scuole e università chiuse per oltre 1 miliardo di studenti

Numero destinato a crescere. L’invito ai governi: garantire a tutti apprendimento inclusivo e fornire supporto ai docenti per insegnamento a distanza di qualità

La chiusura di scuole e università disposta da oltre 120 Paesi nel mondo a motivo della pandemia di coronavirus riguarda circa 1,2 miliardi di studenti, parti a quasi i tre quarti della popolazione studentesca del mondo. Il numero però, avverte Save the Children, è destinato a crescere man mano che aumenta la diffusione del virus. Confermato intanto il primo caso in Bangladesh, dove è presente il più grande insediamento di rifugiati sulla terra. Migliaia le persone a rischio. Un milione di Rohingya, la metà dei quali sono bambini, si sono rifugiati nei campi di Cox Bazar dall’agosto 2017, quando sono stati costretti a fuggire dalle loro case di fronte all’esplodere della violenza in Myanmar.

Save the Children invita dunque i governi ad «agire ora con urgenza per evitare che milioni di bambini vulnerabili perdano la propria istruzione e per garantire loro un’adeguata assistenza e un apprendimento remoto inclusivo, riconoscendo che la chiusura delle scuole colpirà maggiormente i bambini più emarginati e vulnerabili». Non solo: per l’organizzazione è anche «fondamentale» che «i governi supportino i docenti e li dotino delle competenze per fornire un insegnamento a distanza di qualità». L’impatto della chiusura delle scuole oltretutto, notano da Save the Children, «si estende oltre l’interruzione dell’istruzione, comporta anche altri rischi per i bambini emarginati e quelli provenienti da famiglie a basso reddito, perché molti fanno affidamento sui pasti scolastici per sostenere la loro alimentazione quotidiana».

La direttrice umanitaria globale di Save the Children Gabriella Waaijman parla di «una situazione senza precedenti. Il numero di bambini che hanno dovuto abbandonare improvvisamente la scuola o l’università – spiega – è equivalente all’intera popolazione dell’India. Centinaia di milioni di studenti non potranno tornare alle lezioni normali per mesi, forse più a lungo, con molti esami importanti rinviati o annullati del tutto. Sappiamo per esperienza che soprattutto in alcuni contesti più i bambini non frequentano la scuola, maggiori probabilità ci sono che non torneranno mai più, in particolare le ragazze e coloro che provengono da famiglie a basso reddito». Proprio per questo, prosegue, «i governi devono ora mettere a punto strumenti di apprendimento a distanza di facile utilizzo, garantendo che le tecnologie utilizzate non escludano i bambini poveri, disabili o emarginati. Dobbiamo essere creativi. Ora è il momento per il mondo di riunirsi per proteggere i minori più a rischio, che saranno i più colpiti da questa crisi globale». Tra questi, i «bambini senza fissa dimora, i disabili, in cura o che vivono soli senza genitori o figure di riferimento».

25 marzo 2020