Save the Children rilancia: «Rischio estinzione» per l’infanzia in Italia

L’allarme sulla base dei dati Istat, che segnano il record di denatalità nel 2021. Urgenti «politiche e investimenti orientati ai giovani e alla genitorialità»

Tornano a parlare di infanzia «a rischio estinzione» in Italia, da Save the Children. Un’allarme che arriva dopo la presentazione del rapporto Istat sulla sulla natalità e fecondità della popolazione residente presentato ieri, 14 dicembre, e che l’organizzazione aveva già lanciato meno di un mese fa, nell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia, ricordando che in 15 anni, in Italia, la popolazione di bambine, bambini e adolescenti è diminuita di circa 600mila minori e che oggi meno di un cittadino su 6 non ha compiuto i 18 anni. E i dati Istat completano il quadro, rilevando un record di denatalità nel 2021 che conferma un trend drammaticamente negativo, disegnando il profilo di un Paese in cui nascono sempre meno bambini e dove questi sono sempre più poveri.

Urgenti, nell’analisi fornita da Save the Children, «politiche e investimenti orientati ai giovani e alla genitorialità». Per Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa dell’organizzazione, «la drastica diminuzione del numero di bambini e bambine nel nostro Paese, in caduta libera negli ultimi 15 anni, è un dato allarmante che si deve leggere in relazione ad altri indicatori. Da un lato il forte aumento del numero dei Neet (2,1 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni, il dato più alto nell’Unione Europea), giovani che sono fuori da ogni circuito di studio, formazione e lavoro, privi di prospettive di futuro, inclusa quella di formarsi una famiglia. Dall’altro l’assenza di servizi dedicati alla prima infanzia, come gli asili nido, carenti su tutto il territorio nazionale e quasi del tutto assenti proprio in quelle regioni del Sud dove il calo della natalità si avverte con maggior forza». Milano guarda ai tagli che «dal 2010 al 2016 hanno colpito i servizi alla prima infanzia, le mense e il tempo pieno» e che «non hanno fatto che acuire la percezione che diventare genitori oggi è un percorso ad ostacoli. È indispensabile – conclude – un’inversione di rotta, con un piano organico di sostegno alle famiglie, ai giovani adulti e all’infanzia da mettere al centro delle politiche pubbliche come vero investimento sul futuro del Paese. Solo se le risorse dedicate alla Next Generation saranno utilizzate con coraggio e mettendo al centro le giovani generazioni, allora non avremo perso un’occasione preziosa di rilancio del Paese». La referente dell’organizzazione non ha dubbi: «Bisogna affiancare madri e padri per dare loro sostegno, costruendo un sistema integrato da zero a sei anni, che offra un servizio di qualità e gratuito in cui i bambini abbiano la possibilità di apprendere e di vivere contesti educativi necessari al loro sviluppo».

Stando ai dati del rapporto Istat, nei primi nove mesi di quest’anno le nascite sono già 12mila e 500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020: quasi il doppio di quanto osservato nello stesso periodo l’anno precedente. Una forte diminuzione legata agli effetti causati dalla pandemia di Covid-19, che nel solo mese di gennaio 2021 ha fatto registrare il maggiore calo di sempre, con quasi 5mila nati in meno, pari al -13,6%.

15 dicembre 2021