Save the Children: in Siria, bambini sempre più alla fame

Tra conflitto e pandemia, negli ultimi 6 mesi è salito a 4,6 milioni il numero di minori che combattono contro insicurezza alimentare e malnutrizione

Continua, su Spotify e sui social media di Save the Children, il podcast sui bambini in guerra, dedicato a una storia che arriva dalla Siria, dove, tra conflitto e pandemia, i più piccoli sono sempre più alla fame. Proprio per questo l’organizzazione torna a chiedere accesso umanitario illimitato per alleviare le sofferenze di famiglie e bambini. Negli ultimi 6 mesi, affermano, il numero di minori che combattono contro l’insicurezza alimentare è salito a 4,6 milioni; 1 su 8 ha avuto un blocco nella crescita o soffre di malnutrizione cronica e, nel nord est, un quarto dei bambini non mangia cibo fresco da nove mesi.

Sul fronte pandemia, in tutta la Siria sono stati confermati finora 5.480 casi di Covid-19, anche se è probabile che questi numeri siano solo la punta dell’iceberg, poiché ci sono enormi lacune nei test e una carenza di dispositivi di protezione individuale. Quello che è certo è che le  restrizioni dovute al coronavirus, anni di violenza e la perdita di posti di lavoro hanno devastato i mezzi di sussistenza di milioni di persone. «Il deprezzamento della valuta e la riduzione del flusso di merci hanno peggiorato la situazione, facendo aumentare vertiginosamente i prezzi dei prodotti alimentari», aggiungono da Save the Children. Stando ai dati del Programma alimentare mondiale, un paniere alimentare in grado di sfamare una famiglia costa oltre 23 volte la media pre-crisi e più del doppio del precedente picco nel 2016.

Da un campo di sfollati nel nord-ovest del Paese arriva la testimonianza di Faten (nome di fantasia), 10 anni. «Non mangiamo sempre la sera – racconta – perché non c’è pane. A volte ho fame a mezzogiorno o di pomeriggio ma non riesco mai a trovare il pane. Quando eravamo a casa potevamo mangiare quello che volevamo ma qui il cibo è diverso e non possiamo permetterci di comprare qualcosa in più». Ai genitori non resta altra scelta che eliminare il cibo fresco come carne, frutta e verdura, affidandosi invece a riso o cereali per settimane e settimane. Il risultato: il 65% dei bambini non mangia una mela, un’arancia o una banana da almeno tre mesi, che diventano 9 per i piccoli nel nord-est della Siria.

«I miei due figli hanno sei anni e due mesi – è il racconto di un papà -. La loro crescita si è fermata così tanto. Li ho portati da molti dottori, ci hanno dato medicine, ma non sono migliorati, nemmeno l’uno per cento. A volte dicono che è malnutrizione, a volte qualcos’altro. Ho tutti i tipi di medicine, ogni 15 giorni compro farmaci per circa 7mila lire siriane». Una prolungata mancanza di cibo nutriente nei pasti quotidiani infatti può causare rischi e danni permanenti ai bambini, compreso l’arresto della crescita o la malnutrizione cronica, situazione di cui soffre, in Siria, almeno un bambino su otto, pari a circa 500mila. Si tratta di un problema «molto sottovalutato per i bambini siriani – afferma Sonia Khush, direttore dell’Emergenza di Save the Children in Siria -. I bambini malnutriti affrontano una miriade di rischi per la loro salute e il loro benessere, come l’arresto della crescita, che limita la loro capacità di combattere le malattie, aumenta la probabilità di ansia e depressione e porta a uno scarso rendimento a scuola. Un’intera generazione di bambini sta affrontando il rischio di malnutrizione, perché le loro famiglie semplicemente non possono più permettersi di mettere un pasto in tavola – prosegue -. A meno che non agiamo ora per alleviare questa sofferenza, sempre più bambini dovranno guardare mentre la loro porzione di cibo si riduce di giorno in giorno».

Al momento, l’organizzazione sta distribuendo pacchi alimentari con frutta e verdura fresca nel Nord della Siria, soprattutto alle donne incinte e alle neo mamme, per combattere la fame nascosta di bambini e madri. E sostiene i bambini piccoli in tutta la Siria, fornendo consigli dietetici e screening per la malnutrizione. È «fondamentale» però, dichiarano, che tutta la comunità internazionale investa per migliorare la disponibilità e l’accessibilità economica di alimenti sicuri e nutrienti, ambiti finanziati oggi solo per l’11%. Save the Children chiede inoltre accesso umanitario illimitato e una nuova autorizzazione ad operare da oltre frontiera, anche a Bab Al Salam, a Nord di Aleppo, chiuso a luglio, per alleviare le sofferenze di famiglie e bambini che continuano a lottare nel mezzo di una prolungata crisi e diffusione di una pandemia.

La serie podcast Children of War, attraverso cinque storie, dà voce ai bambini sopravvissuti nell’arco di 80 anni alle guerre più tristemente famose della storia e dei nostri giorni: la 2° guerra mondiale, la guerra civile in Nigeria con la carestia del Biafra, il genocidio in Rwanda del ’94 e le guerre attuali in Siria e nello Yemen. Cinque racconti in prima persona che, attraverso la voce di attori professionisti e la partecipazione dei giornalisti Maria Concetta Mattei e Giorgio Zanchini, disegnano le loro vite e quelle delle loro famiglie travolte dalla violenza, ma nello stesso tempo restituiscono tutta la forza di cui sono capaci i bambini, se aiutati e protetti, nel riuscire sognare e costruire un futuro diverso nonostante tutto.  La seconda storia, disponibile sul sito e sui social media di Save the Children e su Spotify, vede protagonista Amal, una bimba siriana che a 10 anni è stata costretta a fuggire con la sua famiglia abbandonando ad Homs la nonna che non poteva affrontare la fuga.

29 settembre 2020