Cinque nuovi casi di ebola sono stati identificati negli ultimi giorni nella Repubblica democratica del Congo, due dei quali nella zona vicina al confine con l’Uganda. Per la precisione, a Tchomia, sul lago Alberto, 62 chilometri a sud del capoluogo di provincia di Bunia, a circa 200 chilometri da Beni, in Nord Kivu, l’area in cui si è sviluppato il decimo focolaio di Ebola in Repubblica democratica del Congo. A diffondere la notizia è Save the Children, che esprime «forte preoccupazione».

Al momento l’associazione sta lavorando in stretto coordinamento con il governo della Repubblica democratica del Congo, le agenzie delle Nazioni Unite, le organizzazioni umanitarie internazionali e i servizi sanitari locali. L’obiettivo: contenere la diffusione del virus ma anche sensibilizzare le comunità locali per ridurre la paura della malattia, offrendo informazioni e tecniche su come le famiglie possono proteggersi dal virus. Da Save the Children spiegano infatti che «i forti timori della popolazione riguardo al virus ebola hanno reso difficile l’accettazione da parte della comunità di organizzazioni umanitarie come Save the Children ma l’organizzazione è già riuscita a raggiungere oltre 254mila persone fornendo loro informazioni essenziali».

Gli operatori sanitari dell’organizzazione, riferisce il direttore di Save the Children nella Repubblica democratica del Congo Heather Kerr, «stanno svolgendo un lavoro straordinario visitando le famiglie porta a porta e alleviando la paura riguardo all’ebola. Se le persone arrivano in tempo in un centro di trattamento hanno buone possibilità di sopravvivere», aggiunge, evidenziando che purtroppo «le famiglie hanno visto alcuni pazienti entrare nei centri e non uscirne e questo può scatenare la paura tra la comunità, causando anche la fuga di persone che presentano sintomi». Gli ultimi casi identificati – «tra cui una persona già conosciuta a Beni e che ora è stata individuata a Tchomia» – secondo Kerr «rafforzano ancora di più la convinzione che in questo momento il nostro lavoro dentro e fuori Beni è particolarmente cruciale».

Save the Children sta fornendo supporto anche a comunità e autorità ugandesi, in modo da essere pronte nel caso in cui l’ebola dovesse diffondersi oltre il confine, formando i team sanitari nei villaggi e predisponendo strutture per il lavaggio delle mani.

25 settembre 2018