Santi Pietro e Paolo, Francesco: «Identificare i “sussurri” del maligno»

Il Papa ha benedetto i palli che verranno imposti nelle diocesi di origine dei metropoliti nominati nel corso dell’anno per mano del rappresentante pontificio

Sono ventotto gli arcivescovi che riceveranno il pallio benedetto da Francesco nella solennità dei santi Pietro e Paolo. A celebrare con lui, venerdì 29 giugno, i cardinali antichi e nuovi (quelli creati nel corso del concistoro del 28 giugno). Il Papa ha personalmente consegnato le fasce di lana di agnello, dando seguito alla novità introdotta in passato per sottolineare il legame con la Chiesa locale. L’imposizione del pallio avverrà nelle diocesi di origine dei metropoliti nominati nel corso dell’anno, per mano del rappresentante pontificio.

Alla celebrazione ha partecipato anche una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli guidata dall’arcivescovo Job di Telmesson. «Come Pietro, anche noi possiamo confessare con le nostre labbra e il nostro cuore non solo quello che abbiamo udito, ma anche l’esperienza concreta della nostra vita: siamo stati risuscitati, curati, rinnovati, colmati di speranza dall’unzione del Santo». Esordisce così Papa Francesco, nell’omelia. Commentando l’episodio della liberazione di Pietro dal carcere, il Pontefice osserva che «l’Unto di Dio porta l’amore e la misericordia del Padre fino alle estreme conseguenze». Un amore misericordioso che «richiede di andare in tutti gli angoli della vita per raggiungere tutti, anche se questo costasse il «buon nome’, le comodità, la posizione… il martirio».

«Contemplare la vita di Pietro e la sua confessione – avverte Francesco – significa anche imparare a conoscere le tentazioni che accompagneranno la vita del discepolo. Alla maniera di Pietro, come Chiesa, saremo sempre tentati da quei “sussurri” del maligno che saranno pietra d’inciampo per la missione». «E dico “sussurri” – precisa il Papa – perché il demonio seduce di nascosto, facendo sì che non si riconosca la sua intenzione». «Confessare la fede con le nostre labbra e il nostro cuore richiede – come lo ha richiesto a Pietro – di identificare i “sussurri” del maligno», ha detto il Papa. Per Francesco occorre «imparare a discernere e scoprire quelle “coperture” personali e comunitarie che ci mantengono a distanza dal vivo del dramma umano; che ci impediscono di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e, in definitiva, di conoscere la forza rivoluzionaria della tenerezza di Dio».

Non separando la gloria dalla croce, spiega, «Gesù vuole riscattare i suoi discepoli, la sua Chiesa, da trionfalismi vuoti: vuoti di amore, vuoti di servizio, vuoti di compassione, vuoti di popolo. La vuole riscattare da una immaginazione senza limiti che non sa mettere radici nella vita del Popolo fedele o, che sarebbe peggio, crede che il servizio al Signore le chieda di sbarazzarsi delle strade polverose della storia». Venerdì 28 sera, al termine del concistoro, Francesco ha cenato con circa 280 bisognosi che sono stati invitati a tavola dal neo cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, che ha voluto festeggiare così la porpora appena ricevuta.

Al momento conviviale è arrivato a sorpresa papa Francesco che si è accomodato su una sedia rimasta libera nell’ultimo tavolo della mensa usata dai dipendenti vaticani, riferisce Vatican News (foto Vatican Media). Neanche il porporato sapeva che sarebbe giunto Bergoglio. «Sono venuto per i poveri, non per te», ha detto sorridendo il Papa a “don Corrado. Francesco ha condiviso la cena ed è rimasto a tavola due ore parlando con gli indigenti in modo molto familiare e ascoltando le loro storie, spesso di sofferenza.

«Quando il Papa è arrivato – racconta Carlo Santoro, della Comunità di Sant’Egidio, che collabora con l’Elemosineria apostolica nell’assistere i senzatetto a Roma – pensavamo che fosse un semplice saluto». Invece il Papa si è fermato per il pasto. «Al tavolo erano seduti diversi rifugiati siriani arrivati con i nostri corridoi umanitari».

 

2 luglio 2018