Santa Sofia, il centro romano della solidarietà

Tra i 40 e i 50 i volontari, sia ucraini che italiani, impegnati ogni giorno a preparare i pacchi che vanno caricati sui camion destinati all’Ucraina. L’appello per la raccolta di farmaci

Nelle ultime settimane, a poco più di un mese dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, «sono partiti 40 camion del peso di 20 tonnellate ciascuno, contenenti generi di prima necessità per aiutare le persone». A raccontarlo è don Marco Yaroslav Semehen, rettore della basilica di Santa Sofia a via Boccea, la Chiesa nazionale degli ucraini a Roma, che spiega come «serve raccogliere ancora scatolame e cibo a lunga conservazione, e poi olio e omogeneizzati ma anche sacchi a pelo mentre per il momento il vestiario abbiamo smesso di raccoglierlo». Più di tutto, a risultare necessari «sono le medicine e il materiale medico e sanitario», sono ancora le parole del sacerdote, che sottolinea il servizio svolto nella raccolta dai tanti volontari, «sia ucraini che italiani», con diverse realtà «come gli scout o i gruppi giovanili di alcune parrocchie che vengono ad aiutarci».

All’ombra del luogo di culto in stile bizantino – dove nelle ultime settimane «sono passati più di 600 profughi che cerchiamo di orientare anche con i corsi di italiano», dice ancora don Semehen – sono infatti diverse le persone impegnate a suddividere il materiale, imballandolo e caricandolo sui camion. «Cerchiamo di aiutare come possiamo », dice Giulia, una giovane volontaria, mentre Alessandra, mamma di due bambini «che vanno a scuola qui vicino», scarica dalla sua auto «coperte e cibo per i più piccoli, che penso siano i più spaventati». A confermarlo è Sasha, 32 anni e originario di Ivano-Frankivs’k, nella zona occidentale dell’Ucraina. «Sono in Italia da nove anni per studiare Dottrina sociale della Chiesa all’Università Lateranense – racconta -. Parte della mia famiglia però è ancora là, come mia mamma, che non vuole andare via e si è rifugiata nelle zone di campagna, dove dice che le persone si sentono più sicure, avendo anche a disposizione i prodotti della campagna per nutrirsi e dove riescono a riunirsi a pregare e stare insieme». Lì, fino a qualche settimana fa abitava anche «mia sorella con i suoi due bambini – continua –, che oggi sono tre perché qualche giorno fa è nato Ruslan, il piccolino, dopo un viaggio in Polonia, dove hanno raggiunto mio cognato. Adesso sono tutti al sicuro e lunedì prossimo i miei nipoti inizieranno anche ad andare nella nuova scuola». Pensando in particolare al piccolo di 6 anni che porta il suo stesso nome, Sasha dice che «è spaventato e di notte ha gli incubi ma non parla di questa sua paura, la disegna e la racconta quando gioca: è bruttissimo».

È originaria di Ivano-Frankivs’k anche Lesia, venuta in Italia dieci anni fa per studiare marketing e management. «Tutta la mia famiglia è lì e non ha intenzione di andare via – dice -. Li capisco ma sarei più tranquilla se mi raggiungessero qui in Italia». Lesia è una delle tante volontarie che 9 alle 19 operano a Santa Sofia per preparare i pacchi in partenza per l’Ucraina. «Anche se arriva meno roba rispetto all’inizio – spiega -, c’è sempre da fare. Nelle prime giornate c’erano anche 120 volontari al giorno impegnati qui, adesso siamo una media di 40-50 persone ogni giorno». La catena di solidarietà infatti non si spezza e le aree antistanti la basilica sono organizzate in modo sempre più funzionale, anche grazie alle tende messe a disposizione dalla Protezione civile, con una in particolare destinata alla raccolta di farmaci. «In questo momento ne arrivano meno – spiega la farmacista volontaria Fiorenza Madeo – e invece ce n’è davvero bisogno. Ad esempio servono quelli per adulti, per curare le patologie continuative come il diabete o l’ipertensione, e poi gli antiemorragici e in generale gli antibiotici e gli antidolorifici ma anche quelli oncologici». La dottoressa lancia con un collega un appello agli ospedali e ai direttori sanitari delle cliniche private «per una grande raccolta specifica di farmaci, per organizzare una grande spedizione unica».

30 marzo 2022