Santa Sede, si aprono gli Archivi su Pio XII

Dal 2 marzo sarà possibile consultare la documentazione relativa agli anni del suo pontificato. «La Chiesa non ha paura della storia ma la affronta con la fiduciosa certezza che sia compreso lo spirito della sua azione»

L’attesa è finita. Dal prossimo 2 marzo sarà possibile consultare la documentazione relativa al pontificato di Pio XII nell’Archivio Apostolico Vaticano e negli altri archivi della Santa Sede. L’apertura è stata presentata ieri, 20 febbraio, in Sala stampa vaticana dal cardinale José Tolentino Calaça de Mendonça, archivista  e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Un evento storico, come ha sottolineato il direttore della sala stampa Matteo Bruni, «perché mette al centro la storia» da un «osservatorio privilegiato per rileggere non solo il papato di Pio XII ma per la storia del mondo di quei 30 anni».
Il porporato ha sottolineato come la messa a disposizione dei documenti sia un «momento cruciale e decisivo, un evento atteso da molti anni» e ha ricordato come la preparazione sia stata «un processo tecnicamente lungo e delicato» perché occorre verificare l’ordine di documenti raccolti e trasmessi, inventariarli, controllare la documentazione ricevuta e trasmessa da altri archivi storici. «Un lavoro molto complesso e impegnativo per la quantità del materiale» mentre con il passare degli anni «si moltiplicano gli uffici che riversano la loro documentazione». Gli studiosi potranno consultare atti della «storia religiosa e politica, del governo della Chiesa e delle relazioni della Santa Sede con gli Stati e la Chiese locali, l’impegno per la carità e la pace». Ovviamente l’attenzione sarà concentrata «sul periodo bellico o sul faticoso dopoguerra» ma «al centro vi è sempre Papa Pacelli. E con lui e accanto a lui la Chiesa nella pluralità delle sue articolazioni ed esperienze».
La Chiesa, ha ricordato Tolentino, «non ha paura della storia ma la affronta con la fiduciosa certezza che sia compreso lo spirito della sua azione». Quanto alle questioni più discusse del pontificato di Pio XII, il cardinale ha ricordato che «il lavoro di analisi inizia ora e durerà anni, dovremo avere la pazienza di aspettare i risultati di lavoro, di elaborazione, che sarà inevitabilmente lento e complesso, per arrivare a discorsi fondati sui documenti». Un lavoro enorme se si considera che l’apertura non riguarda solo l’Archivio Apostolico Vaticano ma anche quelli di altre istituzioni che conservano documentazione del periodo: la prima e la seconda sezione della Segreteria di Stato, le Congregazioni per la Dottrina della fede, l’Evangelizzazione dei popoli e le Chiese Orientali, la Penitenzieria apostolica e la Reverenda Fabbrica di San Pietro. I rappresentanti di queste istituzioni oggi, 21 febbraio, all’Agostinianum presenteranno il lavoro preparatorio e la metodologia usata per mettere a disposizione degli studiosi la documentazione.
«Stiamo parlando di 20mila buste – ha spiegato Luca Carboni, archivista dell’Archivio Apostolico – per milioni di fogli sciolti e decine di migliaia di fascicoli». Solo una parte degli 85 km di documentazione di cui si occupano una ventina di archivisti, non tutti, ovviamente, impegnati sulla parte relativa a Pio XII. Ma è ovvio che la curiosità maggiore riguarda l’epoca della seconda guerra mondiale e la persecuzione degli ebrei: «La documentazione è enorme, un oceano, ma non credo che emergeranno notizie clamorose. Il lavoro dell’archivista è costruire un ponte per permettere allo storico di leggere il passato con i suoi occhi». Anche Johan Ickx, dell’Archivio Storico della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, non si sbilancia: «L’apertura contribuirà a capire meglio la verità» afferma ma non va oltre. «Sì, ho visto alcuni documenti ma non è il momento di parlarne, ne parleranno gli storici dopo il 2 marzo”.
Imponente anche il materiale dell’archivio della Congregazione per la Dottrina della fede: «Sono 1.749 unità archivistiche – spiega monsignor Alejandro Cifres Gimenez -, divise per temi, 219 metri di scaffali. Si tratta soprattutto di fogli sciolti, di qualità spesso scadente e il lavoro di riordino non è ancora ultimato, anche se noi apriremo tutto». I contenuti, in questo caso, riguardano materie dottrinali – «non solo teologiche ma anche morali, l’indice dei libri proibiti, ideologie, questioni politiche» – e disciplinari, compresi fatti relativi ad apparizioni, fenomeni mistici, per esempio le stimmate di Padre Pio. «Non ci sono documenti relativi alla strategia della Santa Sede durante la persecuzione degli ebrei, competenza di altri dicasteri – continua Cifres – ma c’è molto materiale sulle ideologie, sul razzismo, sul nazismo e anche su casi specifici di personaggi implicati nell’una o nell’altra parte dopo la guerra».
Infine, l’archivio di Propaganda Fide che si occupa del vasto mondo missionario. Ad esempio, racconta monsignor Luis Manuel Cuña Ramos, c’è «la prima lettera scritta da Madre Teresa a Pio XII, il 1 marzo 1950, in cui chiede l’approvazione pontificia e il permesso di vivere la povertà secondo i loro statuti, perché sarà il nostro principale mezzo di apostolato». E tanto materiale sulla vita quotidiana dei missionari, compreso un vasto archivio di migliaia di negativi, anche molto forti, che documentano le atrocità della guerra sino-giapponese. Documenti che raccontano come i missionari hanno vissuto la guerra nel Pacifico, le conseguenze delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, l’evangelizzazione della Cina e la nascita della Chiesa sotterranea.
21 febbraio 2020