Santa Sede, pubblicato il rapporto sul caso McCarrick

Il cardinale segretario di Stato Parolin: «Passi avanti significativi» nella lotta agli abusi ma «nessuna procedura è esente da errori». L’invito a leggerlo «interamente»

È stato diffuso oggi, 10 novembre, dalla Sala stampa della Santa Sede il Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick che la Segreteria di Stato ha elaborato su mandato del Papa. Una pubblicazione che porta con sé il «dolore per le ferite che la vicenda ha provocato alle vittime, ai loro familiari, alla Chiesa negli Stati Uniti, alla Chiesa universale», commenta il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. «È un testo corposo – aggiunge -, che ha comportato l’attento esame di tutta la documentazione rilevante degli archivi presso la Santa Sede, la Nunziatura di Washington e le diocesi degli Stati Uniti a vario titolo coinvolte». Un’indagine complessa, «integrata con le informazioni ottenute da colloqui con testimoni e persone informate sui fatti, al fine di ottenere un quadro il più completo possibile e una conoscenza più dettagliata e accurata delle informazioni rilevanti».

Parolin racconta la fase di presa visione delle «testimonianze delle vittime contenute negli Acta sui quali il Rapporto è basato e che sono depositate negli archivi della Santa Sede», che ha condiviso con il Papa. E definisce «fondamentale» il loro contributo. Cita quindi le parole di Francesco nella Lettera al Popolo di Dio dell’agosto 2018 sugli abusi ai minori: «Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite». Ancora, il cardinale puntualizza che «come traspare dalla mole del Rapporto e dalla quantità di documenti e di informazioni contenute, ci si è mossi alla ricerca della verità, offrendo materiali utili per rispondere alle domande suscitate dalla vicenda».

L’invito è allora a «leggere interamente» il documento, frutto di un’investigazione che ha richiesto due anni di lavoro e che ora è di dominio pubblico, e a «non illudersi di trovare la verità in una parte piuttosto che un’altra. Solo dalla visione complessiva e dalla conoscenza, nella loro interezza, di quanto ricostruito dei processi decisionali che hanno riguardato il già cardinale McCarrick, sarà possibile comprendere quanto è accaduto». In ogni caso, assicura, «negli ultimi due anni, mentre veniva condotta l’indagine che ha portato a questo Rapporto, abbiamo fatto dei passi in avanti significativi per assicurare maggiore attenzione alla tutela dei minori e interventi più efficaci per evitare che certe scelte avvenute in passato possano ripetersi».

Il segretario di Stato vaticano ricorda, in proposito, come grazie all’impulso di Papa Francesco la normativa canonica «si è arricchita del Motu proprio Vos estis lux mundi, che prevede la creazione di meccanismi stabili per ricevere la segnalazione degli abusi e stabilisce una procedura chiara per investigare le denunce a carico dei vescovi che abbiano commesso dei crimini o abbiano protetto i responsabili». Al Motu proprio inoltre vanno aggiunti «gli strumenti nati a seguito dell’Incontro del febbraio 2019 sulla protezione dei minori», come l’intervento del dicembre scorso «sul segreto pontificio circa le denunce, i processi e le decisioni riguardanti i casi di abuso sui minori e su persone vulnerabili; e sui casi di mancata denuncia o di copertura degli abusatori», o come la pubblicazione del Vademecum sulle procedure nel trattare i casi di abuso sui minori, pubblicato lo scorso luglio dalla Congregazione per la dottrina della fede.

«Dalla lettura del documento emergerà che tutte le procedure, compresa quella della nomina dei vescovi, dipendono dall’impegno e dall’onestà delle persone interessate», spiega Parolin, ricordando che  «nessuna procedura, anche la più perfezionata, è esente da errori, perché coinvolge le coscienze e le decisioni di uomini e di donne». Nelle parole del cardinale però il Rapporto avrà degli effetti anche in questo: «Nel rendere tutti coloro che sono coinvolti in tali scelte più consapevoli del peso delle proprie decisioni o delle omissioni. Sono pagine – conclude – che ci spingono a una profonda riflessione e a chiederci che cosa possiamo fare di più in futuro, imparando dalle dolorose esperienze del passato».

A sintetizzare i contenuti del Rapporto McCarrick è Andrea Tornielle, direttore editoriale del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Al momento della nomina dell’arcivescovo a Washington, nel 2000, osserva, «la Santa Sede ha agito sulla base di informazioni parziali e incomplete. Si sono verificate purtroppo omissioni e sottovalutazioni, sono state compiute scelte poi rivelatesi sbagliate, anche perché, nel corso delle verifiche a suo tempo richieste da Roma, non sempre le persone interrogate hanno raccontato tutto ciò che sapevano». Nella ricostruzione di Tornielli, «fino al 2017 nessuna accusa circostanziata ha mai riguardato abusi o molestie ai danni di minori: non appena è arrivata la prima denuncia di una vittima minorenne all’epoca dei fatti, Papa Francesco ha agito in modo rapido e deciso nei confronti dell’anziano cardinale già ritirato dalla guida della diocesi dal 2006, prima togliendogli la porpora e poi dimettendolo dallo stato clericale».

Per la sua estensione e peri suoi contenuti, il Rapporto «risponde in modo puntuale a quell’impegno, preso da Papa Francesco, di investigare a fondo il caso McCarrick e di pubblicare le risultanze dell’indagine», spiega ancora il direttore editoriale del dicastero per la Comunicazione, che definisce il documento «anche un atto di sollecitudine e cura pastorale del Papa nei confronti della comunità cattolica statunitense, ferita e sconcertata per il fatto che McCarrick sia potuto arrivare a ricoprire ruoli così alti nella gerarchia». L’indagine, ricorda, è nata alla fine dell’estate 2018, durante settimane di notevole tensione culminate nell’intervento dell’ex nunzio apostolico a Washington Carlo Maria Viganò, «che attraverso un’operazione mediatica internazionale era arrivato a chiedere pubblicamente la rinuncia dell’attuale pontefice».

Tornielli analizza quindi alcuni «punti fermi» che emergono dalla «visione d’insieme» del rapporto. A cominciare dagli «errori commessi, che hanno già portato al varo di nuove norme nella Chiesa, per evitare che la storia si ripeta». Un secondo elemento riguarda «l’assenza, fino al 2017, di accuse circostanziate riguardanti abusi su minori commessi da McCarrick»: è di tre anni fa infatti la «prima accusa circostanziata» che coinvolga minor, che ha portato alla «immediata apertura di un procedimento canonico, concluso con le due successive decisioni di Papa Francesco, il quale ha dapprima tolto la porpora al cardinale emerito e quindi l’ha dimesso dallo stato clericale».

10 novembre 2020