Santa Croce, formazione di qualità e servizio alla Chiesa
A colloquio con don Luis Navarro, rettore dell’Università nata per volontà del fondatore dell’Opus Dei. Armonia tra preparazione intellettuale e spirituale
Privilegiare l’aspetto di comunità che «l’ambiente universitario genera, come una grande famiglia e non soltanto come un luogo asettico dove acquisire contenuti», è l’obiettivo prioritario di don Luis Navarro, rettore della Pontificia Università Santa Croce. L’ateneo, che sorge a pochi passi da piazza Navona, nacque nel 1985 dal desiderio di san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, di promuovere a Roma un centro superiore di studi ecclesiastici al servizio di tutta la Chiesa. Nei mesi scorsi ha fatto fronte all’emergenza sanitaria per la pandemia di coronavirus «sostituendo già dal 9 marzo le lezioni presenziali con dirette live streaming, registrazioni video condivise sulla piattaforma didattica, oppure mediante specifiche letture di approfondimento proposte agli alunni», spiega Navarro.
In questi giorni anche «le sessioni di esami si stanno svolgendo in modalità a distanza, con collegamenti online, elaborati scritti o quiz mediante la piattaforma didattica – aggiunge il rettore – ma stiamo lavorando alla ripresa in presenza per i corsi di ottobre, essendo al tempo stesso pronti eventualmente a percorsi paralleli di affiancamento con la didattica a distanza». Ciò che conta «sarà continuare ad assicurare una formazione di qualità ai circa 1.200 studenti provenienti da 90 Paesi che ogni anno scelgono il nostro ateneo», sottolinea Navarro, che non esclude «che alcuni di quelli che sono rientrati nei propri Paesi potrebbero non riuscire a tornare a Roma all’inizio dell’anno accademico». Tuttavia «troveremo il modo per inserirli nello svolgimento normale delle lezioni – assicura -. Se ci sarà un periodo speciale cui fare fronte, i nostri docenti, con la dedizione che li contraddistingue e di cui hanno dato ulteriore prova in questo ultimo periodo, andranno loro incontro, senza escludere lezioni di recupero o altre modalità di insegnamento».
Facendo un bilancio di questi mesi di lockdown, il rettore sostiene che «questa pandemia ci ha fatto comprendere ancora una volta che “nessuno si salva da solo”, come ha ben sintetizzato Papa Francesco, e che nei momenti di sofferenza è utile proprio riempirsi di speranza». E guardando al futuro prossimo ribadisce: «Noi continueremo a mettercela tutta per offrire una formazione di qualità e il servizio alla Chiesa e alla società nel campo che ci è proprio», alla luce «dell’eredità ricevuta da san Josemaría Escrivá, il nostro ispiratore, ossia l’armonia tra la formazione professionale e intellettuale da una parte, e la formazione spirituale e teologica dall’altra». Su questa linea si pone lo spirito interdisciplinare «che accompagna le nostre attività accademiche nelle facoltà di Teologia, Diritto Canonico, Filosofia e Comunicazione istituzionale oltre che nell’Istituto superiore di Scienze religiose all’Apollinare», sono ancora le parole di Navarro.
In conclusione, il rettore esprime «un pensiero grato per il professore emerito Michelangelo Tábet, tra i primi docenti ordinari della nostra università, che ci ha lasciato proprio a causa del Covid–19 e che desidero affidare al Signore. Il suo esempio, di una persona che ha vissuto fino alla fine per la ricerca e l’insegnamento assicurando formazione alle nuove generazioni, ci accompagnerà sempre».
23 giugno 2020