Sangue d’amore nel primo dei mesi
È il mistero dell’Eucaristia: atto d’amore e di giustizia, di misericordia e di grazia per cui nessuna creatura sulla terra. né umana, né animale, dovrà più “sacrificarsi”
Il capitolo 12 dell’Esodo è certamente il cuore del libro e di tutta la Bibbia. In esso è scritta la memoria dell’inizio del tempo della grazia e della libertà per Israele. Vissuto nella necessità cruda e crudele del tempo della schiavitù, ora Israele si vede regalato il passaggio a una nuova vita, una nuova nascita. E come in natura si nasce dal sangue della madre, così nella fede ebraica si nasce dal sangue dell’agnello della Pasqua, memoria dell’uscita dall’Egitto. Una nascita che viene dal riscatto, da un atto di salvezza voluto e realizzato da Dio stesso. «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno»: è il mese di Nisan quando viene primavera, tra la seconda metà di marzo e la prima metà d’aprile, quando torna quello che il Cantico chiama «il tempo del canto».
Gli ebrei dovranno mangiare in piedi questo cibo di risurrezione, e con i fianchi cinti, pronti a partire, la carne arrostita dell’agnello il cui sangue è stato spalmato sugli stipiti delle loro porte. Il Signore passerà nella notte e in virtù di quel rosso cremisi sugli architravi farà salva la vita dei figli d’Israele. Per tale grande evento questo giorno «sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne». La Pasqua è il giorno in cui c’è un mutamento radicale nella vita del più piccolo e sfortunato popolo della terra: schiacciato e rifiutato dai potenti, quasi sterminato da Faraone, esso scampa al flagello per un passaggio di Cielo e per il sacrificio di un agnello. Chi non conosce la Pasqua ebraica difficilmente può capire la Pasqua cristiana. «La notte in cui veniva tradito – dice Paolo nella prima Lettera ai Corinti – prese il pane, rese grazie lo spezzò e disse: questo è il mio corpo che è per voi»: è Lui l’Agnello pasquale, che dona il suo corpo da mangiare al posto dell’antica carne animale arrostita, consumata in ogni famiglia. «Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue»: il sangue di Gesù sarà ora “spalmato” sugli stipiti delle porte dell’umanità perché il passaggio del Signore porti vita, perdono, salvezza, liberazione da ogni male.
È questo il mistero dell’Eucaristia, “sacramentum” in cui vivono tutti i sacramenti della Chiesa cattolica. Si tratta d’un atto d’amore e di giustizia, di misericordia e di grazia per cui nessuna creatura sulla terra – né umana, né animale – dovrà più “sacrificarsi”, né versare sangue. A differenza degli idoli che chiedevano sacrifici senza numero, nella sua Pasqua Gesù versa il sangue del Figlio di Dio. Quante volte ci siamo chiesti: perché Dio vuole la morte di suo figlio? In realtà con la morte e resurrezione del Signore, il Dio cristiano abolisce ogni tipo di sacrificio. Non più un dio che chiede sangue ma un Dio che si traduce Lui stesso in sangue d’amore, per dare ai credenti il centuplo quaggiù e la vita eterna. E il giorno di Pasqua sarà prato di vita per il belare felice degli agnelli e per il canto di tutte le creature rinascenti del mondo.
17 febbraio 2020