San Paolo, riapre al pubblico l’Orto dei Monaci

Il progetto di restauro e allestimento museale permette di fruire della cittadella altomedievale. Emersi resti di un portico, di colonne, di un pozzo. Una “casa dei poveri” eretta da Papa Simmaco

Le fonti storiche documentano che nell’880 il complesso della basilica di San Paolo fuori le Mura venne fortificato da Papa Giovanni VIII per difenderlo dalle incursioni delle bande saracene: la cittadella prese proprio dal pontefice il suo nome, Iohannipolis, e resistette agli assedi fino al terremoto del 1348. A queste fortificazioni afferisce l’area archeologica nell’Orto dei Monaci di San Paolo fuori le Mura che ha riaperto al pubblico lo scorso 28 giugno, a cinque anni esatti dalla sua inaugurazione, con un nuovo allestimento particolarmente funzionale e suggestivo per le soluzioni museografiche e illuminotecniche adottate. Fu nella fase preparatoria dell’Anno Paolino, celebrato tra il 2008 e il 2009, durante i lavori di scavo per la realizzazione di alcuni servizi per l’accoglienza dei pellegrini, che nella zona proprio a ridosso dell´orto dell’abbazia vennero alla luce i reperti archeologici risalenti all’epoca altomediovale. La sovrastante moderna costruzione venne allora completata, ma nell’interrato si creò una zona di tutela e salvaguardia dei singolari resti.

Le indagini archeologiche, condotte dai Musei Vaticani e dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana con il supporto economico dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums e la partecipazione della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio della Sapienza, hanno realizzato un progetto di restauro e di allestimento museale che permette oggi a pellegrini e turisti di fruire della cittadella altomedievale, con edifici monastici e di accoglienza. In particolare sono emersi i resti di un portico, di colonne, di un pozzo e di una torre campanaria. Grazie al percorso di visita dotato di pannelli esplicativi, è possibile immaginare le trasformazioni che hanno interessato il sito lungo i secoli: si riconoscono gli inserti di materiali reimpiegati da precedenti costruzioni perché nella tarda antichità i materiali che erano serviti ad erigere la Roma pagana – travertini, tufi, mattoni – venivano ora utilizzati per i nuovi edifici civili e di culto.

Tra i marmi, sono state rinvenute parti di sarcofagi, come quello con la scena dell’arresto di san Pietro, che si ammira nell’annesso piccolo museo. In ciò che resta dell’edificio più antico dell’area di scavo, databile tra la fine del V secolo e gli inizi del VI, va probabilmente riconosciuta una delle “case per i poveri” fatte erigere da Papa Simmaco, mentre nello spazio a cielo aperto tra il complesso monastico, il portico e il lato sud della basilica alcuni bacini per la lavorazione della malta testimoniano – soprattutto nel corso dell’VIII secolo – le attività dei cantieri destinati alla costruzione degli edifici di servizio della stessa. Frammenti marmorei e fusti di colonna si possono riferire appunto al ciclo della lavorazione della calce, ottenuta dalla cottura dei marmi.

Alcune strutture appartenenti ancora all’VIII secolo, tra cui un ambiente fornito di un pozzo, sarebbero pertinenti ad un settore marginale del monastero altomedievale, destinato all’accoglienza dei poveri e dei pellegrini. Desta curiosità la parte inferiore di un mini-campanile, unica sopravvivenza a Roma delle prime torri campanarie. È inoltre visibile parte di un portico a colonne, forse prolungamento altomedievale della lunga via porticata descritta dallo storico Procopio di Cesarea nella prima metà del VI secolo: destinata ai frequentatori della basilica, collegava questa alla città lungo la via Ostiense.

Il progetto definitivo di musealizzazione, si legge nel comunicato stampa dei Musei Vaticani, ha comportato il completamento del restauro e della pulitura dei muri antichi, la sistemazione delle superfici pavimentali e parietali e del soffitto nonché l’esposizione di materiali scoperti durante lo scavo. Ancora, la realizzazione di una passerella con elementi in cristallo e acciaio e l’organizzazione di un servizio di manutenzione ordinaria che prevenga il degrado del sito e ne assicuri la conservazione nel tempo.

9 luglio 2018