San Giuseppe e il suo “cuore di padre”, modello per la famiglia e per il mondo

Padre Tullio Locatelli, superiore generale della congregazione di San Giuseppe, riflette sulla figura dello sposo di Maria, nel giorno della memoria liturgica, in cui si apre l'anno della "Famiglia Amoris laetitia". Invito a scoprire «la bellezza e la gioia della vita familiare quotidiana»

Offre spunti di riflessione per la vita personale di ognuno, «particolarmente in questo momento storico», la figura di san Giuseppe, di cui ricorre oggi, 19 marzo, la memoria liturgica. A spiegarlo è padre Tullio Locatelli, superiore generale della congregazione di San Giuseppe, nata a Torino nel 1873 a servizio degli orfani e del mondo del lavoro, che conta oggi oltre 500 confratelli presenti in 16 Paesi.

«Con l’indizione, lo scorso 8 dicembre, dell’Anno di San Giuseppe, in occasione del 150° anniversario della dichiarazione dello sposo di Maria quale patrono della Chiesa cattolica – spiega il religioso -, Papa Francesco certamente ha inteso e intende avvicinare la figura del padre terreno di Gesù al mondo attuale, almeno per due motivi». In primo luogo, «Francesco pensa alla società odierna come ad una società senza padri, nella quale la paternità va riscoperta e recuperata nel servizio all’altro e nel rispetto della libertà di ognuno – continua -. Ancora, il Papa guarda alla situazione di pandemia che ci troviamo a vivere e trova in san Giuseppe quel “coraggio creativo” oggi così necessario». Locatelli fa riferimento in particolare a uno dei tratti del santo analizzati dal pontefice nella lettera apostolica “Patris corde”. «Francesco trova in colui che ha agito “con cuore di padre” la risposta ai tanti perché che oggi rivolgiamo anche al Signore – spiega -. Certamente, l’accento cade sulla vita della Famiglia di Nazaret in Egitto, tempo nel quale il coraggio creativo di san Giuseppe ha dovuto pensare e realizzare una nuova vita per la sua famiglia».

Per l’11° successore di san Leonardo Murialdo, fondatore della congregazione detta anche dei Giuseppini, «nelle difficoltà, Dio ci invita a scoprire quella forza interiore che non sapevamo di avere: non ci abbandona ma, invece, ci spinge ad avere fiducia in noi stessi». Un altro tratto proprio della figura di san Giuseppe «è quello dell’obbedienza nella fede – dice ancora Locatelli -, da non leggere in chiave di accettazione passiva, bensì come accoglienza e adesione a un progetto più grande». Nella “Patris corde” il Papa descrive lo sposo di Maria come «un giovane che non è una lavagna bianca ma ha un suo progetto, un mestiere, il sogno di una famiglia come per ogni uomo all’inizio di una stagione nuova della sua vita, e che sa però riconoscere una vocazione “altra” – illustra il religioso -. Ecco allora la domanda posta a ciascuno di noi rispetto al tipo di progetto di vita che stiamo realizzando. È soltanto qualcosa di fortemente autoreferenziale o stiamo guardando anche oltre?»

Ancora, Locatelli sottolinea come «san Giuseppe, che umilmente agisce nel nascondimento e nel quotidiano, è colui che custodisce Maria e Gesù e quindi è colui che ci insegna ad amare la Madre e il Figlio, perché anche noi sappiamo esserne i custodi nella nostra vita». Da qui, l’importanza di «riscoprire una devozione sempre più evangelica e meno folcloristica per san Giuseppe, legata agli aspetti più umani della sua persona, una devozione che cresca anche dopo la fine di questo tempo a lui dedicato dalla Chiesa e dal Papa». In particolare, il religioso auspica che «la coincidenza dell’Anno dedicato a san Giuseppe con l’Anno per la famiglia che si apre oggi porti a pensarlo e a riconoscerlo sempre più dentro la famiglia, scoprendo la bellezza e la gioia della vita familiare quotidiana».

19 marzo 2021