San Giuseppe dei Falegnami, benedetta la nuova copertura

Il rito il 30 agosto, a un anno esatto dal crollo, presieduto dal rettore Daniele Libanori, alla presenza del sindaco Raggi. Online la documentazione fotografica

A un anno esatto dal crollo del soffitto di San Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano, nella mattina di venerdì 30 agosto padre Daniele Libanori, vescovo ausiliare per il settore Centro e rettore della chiesa ai piedi del Campidoglio, ha presieduto un rito di benedizione della nuova copertura dell’edificio alla presenza del sindaco di Roma Capitale Virginia Raggi. Il presule ha espresso «sincera gratitudine per le istituzioni che hanno concorso al ripristino di questo luogo di culto», affidando «al Signore, sapiente architetto, le maestranze che lavorano tanto e bene per recuperarne lo splendore originario». Ancora, ha sottolineato come «anche ciascuno di noi diventa cooperatore di Dio ogni volta che in spirito di servizio va incontro alle necessità del prossimo» per concorrere alla edificazione, «che non finisce mai, della casa comune della comunità romana».

In conclusione Libanori ha auspicato che «dopo questa giornata, che segna una tappa fondamentale nella ricostruzione di quella che i romani considerano la chiesa dei papà oltre che dei matrimoni, con l’aiuto della Provvidenza possiamo giungere in tempi brevi al restauro completo, in vista dei festeggiamenti del prossimo anno, quando celebreremo i 150 anni dalla proclamazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale». Anche don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i Beni culturali e l’edilizia di culto della Cei, ha messo in luce «non solo l’importanza architettonica dell’opera ma soprattutto il valore culturale e religioso per la comunità di Roma di questa chiesa, il cui restauro è sostenuto dai fondi dell’8×1000 alla Chiesa cattolica proprio per contribuire a mantenerne viva la memoria».

Coordinate dall’Ufficio edilizia di culto e beni culturali del Vicariato di Roma, le operazioni di ripristino si svolgono sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza speciale archeologica Belle Arti e Paesaggio di Roma e secondo le indicazioni della Procura capitolina. «Dal 3 giugno sono state realizzate e giustapposte le due nuove capriate in sostituzione di quelle collassate – ha spiegato il progettista e direttore dei lavori Alessandro Bozzetti -, mentre è stato possibile conservare, mediante l’inserimento di alcuni elementi, le strutture ancora in situ che sostengono la parte del cassettonato dorato del quale dal primo settembre comincia il rimontaggio». A oggi «tutti i frammenti lignei che costituivano gli elementi figurativi del cassettonato del 1500, recuperati nella quasi totalità, pari al 90%, sono stati puliti, consolidati, trattati con sostanze antiparassitarie e censiti per definirne l’esatta ricollocazione», ha chiosato Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma ad interim. Anche il resto del patrimonio mobile, «tra cui le tele delle cappelle laterali e in particolare la Natività di Carlo Maratta – ha aggiunto -, è stato messo in sicurezza grazie a un intervento tempestivo e a un lavoro corale che continua alacremente e di cui oggi, con l’apertura speciale del cantiere alla cittadinanza, mostriamo i primi risultati».

Anche attraverso il sito della chiesa che sorge sopra al carcere mamertino è possibile seguire l’evoluzione dei lavori, grazie a un’accurata documentazione fotografica in costante aggiornamento.

2 settembre 2019