San Gelasio: porte aperte a tutte le povertà

A breve l’inaugurazione dell’infermeria “San Giuseppe Moscati”. Il parroco don Romeo: «La pandemia, tsunami che ha coinvolto tutti, famiglie e volontari»

L’attenzione alla vulnerabilità passa anche attraverso l’assistenza sanitaria di base. Nella parrocchia San Gelasio I Papa, tra Ponte Mammolo e Casal De’ Pazzi, sarà inaugurata entro fine mese un’infermeria intitolata a san Giuseppe Moscati dove due medici effettueranno visite e consulti gratuiti una volta al mese. Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria la comunità ha fatto quadrato intorno alle tante famiglie che in pochissime settimane si sono improvvisamente ritrovate in stato di indigenza economica. Numerosi gli immigrati residenti nel quartiere che fino a marzo svolgevano piccoli lavoretti, per lo più non retribuiti in modo regolare. Il Covid-19 ha tolto loro anche quel piccolo guadagno. Accanto agli aiuti materiali,  con la consegna di pacchi vivere e di buoni pasto, i volontari della Caritas parrocchiale hanno pensato di favorire anche l’assistenza medica. L’infermeria è stata ricavata dividendo il grande salone che da qualche mese è stato adibito a magazzino per le derrate alimentari.

La pandemia, che da quasi un anno tiene il mondo in ginocchio e della quale non si intravede una fine, è stata «uno tsunami che ha coinvolto tutti – dice il parroco don Domenico Romeo -. Non solo le famiglie preoccupate e disperate per la perdita del lavoro e improvvisamente sfornite di mezzi di sussistenza ma anche i volontari, impegnati senza sosta per dare risposte a tutti». Ogni giovedì, a partire dalle 10, si alternano in parrocchia gruppi di famiglie alle quali vengono distribuiti pacchi viveri. Nel rispetto delle norme anti Covid, sotto una tettoia nel cortile sono state disposte delle sedie dove ognuno attende il proprio turno e a chi è sprovvisto di dispositivi di protezione vengono subito consegnati mascherine e gel igienizzante. «Ogni famiglia ha un tesserino sul quale sono riportati i dati anagrafici e il numero dei componenti del nucleo familiare – spiega ancora il sacerdote -. Viene apposto un timbro a ogni consegna e il tesserino vale un mese ma è sempre rinnovabile».

Fino a febbraio la parrocchia ogni giovedì garantiva anche la mensa per 40 poveri del quartiere. «Con le norme anti contagio siamo stati costretti a rinunciare a questo servizio – afferma il responsabile della Caritas parrocchiale Angelo Zaccagnino – ma il numero delle famiglie che si rivolgono a noi si è quadruplicato». In termini numerici, prima dell’emergenza sanitaria la comunità assisteva 60 famiglie; a fine dicembre erano 250. «Quest’anno per la prima volta sono stati organizzati turni di consegna anche nelle settimane di Natale e di Capodanno – dice ancora Zaccagnino -. Solitamente l’attività veniva sospesa in prossimità delle feste ma oggi le famiglie hanno bisogno di trovare porte aperte sempre». La dispensa, aggiunge don Domenico, è sempre rifornita grazie alla «generosità» dei parrocchiani, del Comitato di quartiere Rebibbia, dei negozianti, del personale scolastico e degli alunni dell’istituto comprensivo “Via Giovanni Palombini”, dove il sacerdote insegna religione. Per gli approvvigionamenti i volontari si sono rivolti anche al Banco alimentare di Fiano Romano. Quando è stato possibile, dopo «lunghe verifiche», la parrocchia è intervenuta anche per il pagamento delle utenze e degli affitti. «In alcuni casi ha contribuito l’elemosineria vaticana», specifica il parroco che ha messo in evidenza anche la collaborazione con la parrocchia Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, a Pietralata. «Dove non possiamo intervenire noi subentrano loro – spiega – e viceversa».

Alla guida della comunità da poco più di due anni, don Domenico non ha vicari parrocchiali ma può contare «su una fitta rete di collaboratori» risultata preziosa a ottobre, quando anche il sacerdote è risultato positivo al coronavirus. Tra questi c’è Maria Sedda, una delle referenti del Centro di ascolto attivo tutti i mercoledì. «Le richieste sono generiche anche se in questo momento, ovviamente, la domanda più urgente è quella del lavoro – dice -. Tante famiglie, al momento senza alcun reddito, fanno affidamento sul “passaparola” che in alcuni casi può essere una via più semplice per trovare un impiego. C’è poi chi ha bisogno di essere affiancato per la compilazione di documenti o di essere guidato nella burocrazia. Chi si rivolge al Centro di ascolto è come se si trovasse in un buco nero e cercasse una via di uscita. Non sempre riceve tutte le risposte ma di sicuro trova accoglienza, ascolto e indicazioni».

Tutte le altre attività in presenza sono sospese. «I contatti sono solo via web ed è palpabile la tristezza dei bambini – afferma il sacerdote -. Sono impauriti da questa situazione che si protrae da mesi e con i catechisti si cerca di infondere loro speranza». Nonostante le tante necessità, anche improvvise, a cui far fronte quotidianamente, la comunità non ha dimenticato di sovvenzionare il progetto missionario “Congo Rafiki Yetu” che da alcuni anni porta avanti nella diocesi di Butembo-Beni. «Nel 2020 – conclude don Romeo – la parrocchia è riuscita a finanziare i progetti già in atto e a far fronte all’emergenza sanitaria che ha raggiunto anche il Congo, inviando 30mila euro».

14 gennaio 2021