Sami Modiano laureato “honoris causa” al Campus Bio-Medico

Il riconoscimento assegnato nel corso dell’inaugurazione del nuovo anno accademico. La motivazione: «Ha dedicato la sua esistenza a mantenere viva la memoria dell’Olocausto»

«Io sono ancora lì, a Birkenau. Lì ho perso mia sorella Lucia e mio papà Giacobbe. Non posso dimenticare». Racconta ancora con gli occhi lucidi, Sami Modiano, quasi 80 anni dopo essere stato liberato dal campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, il 27 gennaio 1945. Parla, come fa sempre, soprattutto ai tanti giovani, universitari ma anche studenti dell’istituto comprensivo Marta Russo di Trigoria, che ieri, 6 dicembre, hanno affollato il Campus Bio-Medico di Roma per ascoltare la sua “lectio magistralis”, nell’apertura del 31° anno accademico, iniziata con la celebrazione della Messa presieduta dal presidente Cei il cardinale Matteo Zuppi. «Sono uscito da quell’inferno – prosegue – e dopo tanti anni ho capito di avere una missione: raccontare a tutti ciò che è stato, in particolar modo ai giovani. Per tanto tempo mi sono chiesto: “Perché proprio io? Perché sono sopravvissuto?”. Quella ferita non sarà mai rimarginata – riflette -, ma ho capito perché vale la pena vivere. Per voi, per raccontarvi ciò che è accaduto».

Proprio questa è stata la motivazione con la quale, nel corso della mattinata, gli è stata conferita la laurea honoris causa in Medicina e chirurgia, per meriti umanitari e sociali: «Ha dedicato la sua esistenza a mantenere viva la memoria degli orrori consumati nei campi di concentramento facendo conoscere le atrocità che hanno caratterizzato l’olocausto. La sua dedizione a questa missione ha promosso nelle giovani generazioni la piena consapevolezza del valore della vita umana e la cultura del rispetto della vita», è scritto tra le motivazioni.

«Pesavo appena 25 chili ero uno scheletro», è ancora il ricordo di Modiano, 93 anni, di cui gli ultimi 20, circa, spesi a testimoniare il senso del vivere civile al di là di ogni divisione e quei valori di libertà, rispetto, accoglienza e condivisione, alla base di ogni comunità umana. «Prima di arrivare ad Auschwitz ero stanco, il mio corpo ha ceduto e son caduto – aggiunge -. Misi le mani sulla testa, stavo aspettando il colpo di grazia. Sapevo che stavo per morire, ma è successa una cosa incredibile. Due prigionieri ebrei più grandi di me si sono inchinati, mi hanno preso sottobraccio e mi hanno appoggiato su altri cadaveri, ne era pieno lì. Quando mi sono risvegliato i russi erano già arrivati e una dottoressa stava cercando di riscaldarmi».

A consegnarli la laurea, il rettore Eugenio Guglielmelli,  alla presenza del ministri della Salute Orazio Schillaci e del capo di gabinetto del ministero dell’Università e della Ricerca Marcella Panucci, del presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun e del rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni. Presenti anche l’assessore regionale a Università e scuola Giuseppe Schiboni, l’ex sindaco Walter Veltroni e i rettori, con i loro delegati, provenienti da un gran numero di università italiane.

«Ringrazio l’Università Campus Bio-Medico di Roma per avermi dato ancora una volta la possibilità di parlare di fronte a tanti ragazzi, i vostri studenti universitari ma anche i giovanissimi delle medie presenti oggi – conclude Modiano -, perché quello che ho vissuto resti a lungo nella memoria e non si ripeta mai più. Spero che questo inno alla vita possa essere di ispirazione per i medici di oggi e di domani».

Nelle parole del rettore Guglielmelli, «il conferimento della laurea honoris causa per meriti umanitari e sociali rappresenta un giusto tributo alla straordinaria vita e testimonianza di Sami Modiano, che tanto ci ha insegnato sulla compassione, ma anche sulla straordinaria forza e determinazione che può avere un essere umano. Valori che devono ispirare l’impegno e l’operato di tutti i medici. È inoltre un richiamo ai valori fondativi della comunità sociale quali libertà, rispetto, inclusione, accoglienza e condivisione»

7 dicembre 2023