“Salviamo piazza Sempione”: l’omaggio di Montesacro alla Vergine

Preghiera e protesta contro il progetto di riqualificazione che prevede lo spostamento della statua della Madonna, al centro dal 1947. Richiesto un confronto

Sono stati i bambini i primi a offrire delle rose rosse e dei gigli di un arancione acceso alla statua della Madonna che campeggia su piazza Sempione, nel quartiere Montesacro, ieri mattina, domenica 28 febbraio, in occasione dell’omaggio floreale alla Vergine organizzato dai fedeli della parrocchia dei Santi Angeli Custodi, antistante alla piazza, e dagli abitanti del III municipio. Il momento di devozione e di preghiera si inserisce nelle attività di sensibilizzazione rispetto alla campagna denominata “Salviamo piazza Sempione”, lanciata nelle scorse settimane da un neonato comitato di quartiere.

Dopo la preghiera e l’invocazione della protezione della Madonna «sui tanti malati colpiti dalla pandemia», il parroco don Mario Aceto ha illustrato ai numerosi presenti come il progetto di riqualificazione della piazza – già approvato dalla giunta del III municipio lo scorso 2 novembre – «preveda lo spostamento della statua della Madonna che si trova al centro della piazza dal 1947 come segno ed espressione della fede di un popolo, che quando l’ha collocata qui, era appena stato salvato dalla guerra». Il sacerdote ha spiegato che «spostare la statua dal cuore della piazza, togliendola per altro dal basamento e quindi abbassandola di livello, per collocarla poi a ridosso della scalinata della chiesa, proprio sulla curva dove passa la corsia preferenziale degli autobus, è prima di tutto una mancanza di rispetto dei sentimenti religiosi, che anche quando non siano condivisi vanno comunque rispettati, e poi renderebbe difficili le operazioni davanti alla chiesa in occasione di funerali o matrimoni», oltre a generare problemi di viabilità, come rilevato dal Dipartimento di mobilità del Comune. Infine, ricordando come la statua della Madonna di piazza Sempione «è un segno nel territorio della devozione dei romani per la Madonna del Divino Amore», don Aceto ha ammonito che «se non saremo ascoltati ripeteremo questo momento di preghiera ogni domenica e se sarà necessario scenderemo in strada per impedire i lavori, laddove dovessero cominciare prima di avere trovato un punto di incontro e comunque un confronto».

Nello specifico, dalla scorsa settimana, «è stato predisposto dal nostro comitato, d’intesa con il comitato di quartiere “Città Giardino” e altre realtà del territorio – ha spiegato Giovanni Martino, coordinatore delle attività di sensibilizzazione -, il testo di una petizione popolare per la raccolta delle firme, con l’allestimento di appositi banchetti davanti alla chiesa e negli esercizi pubblici del quartiere, oltre alla creazione di un sito on-line dedicato». La richiesta è quella «di sospendere l’esecuzione del progetto e di aprire un confronto vero con la cittadinanza – continua il referente -, con anche una nostra proposta di un progetto alternativo per salvaguardare l’identità storica, urbanistica e sociale della piazza, tale da restituire ai cittadini un luogo raccolto e accogliente, funzionale alla frequentazione di tutte le fasce sociali e anche allo svolgimento di eventi culturali di qualità».

Oltre a intervenire sul ricollocamento della statua della Madonna, infatti, il progetto prevede la realizzazione di un’area pedonale fatta «di un grande lastricato senza arredi urbani, in materiale scuro e con fari ad alta luminosità – illustra Ferruccio Croia, uno degli abitanti del quartiere e membro del comitato di protesta -. Di fatto, uno spazio non fruibile dai cittadini ma destinato a essere un grande polo di attrazione del divertimento notturno, con nuovi locali di somministrazione che sfrattano i negozi di prossimità e di servizio per i residenti». Ancora, i membri del comitato evidenziano come il nuovo assetto della piazza «toglierebbe posti auto e moto a una zona che ne è già carente, per altro in una piazza dove si affacciano alcuni uffici municipali oltre che le Poste». Per Rosario Passalacqua, residente della zona, «quest’opera “demolitrice” di un presente e di un passato che vivono perfettamente in una simbiosi di reciproca vitalità, avrà un costo elevato, e si tratta di soldi pubblici, cioè di noi contribuenti».

Da parte sua, Giovanni Caudo, presidente del III municipio, nell’incontrare una rappresentanza allargata del comitato lo scorso mercoledì, 24 febbraio, ha sottolineato come «non esistono criticità di alcun tipo» poiché «la proposta di spostamento, segnalata dalle autorità che si occupano dei beni architettonici e artistici, e in particolare che sono preposti proprio alla cura e alla custodia di questo tipo di simboli che si ritrovano anche in altre parti di Roma, va nel senso di una valorizzazione del monumento, che so essere un simbolo votivo molto radicato nei cittadini». Inoltre, Caudo, che è laureato in architettura, avrebbe puntualizzato che «il progetto prevede un ampliamento del sagrato della chiesa, oggi ridotto a poco più di un marciapiede con delle fioriere di pessimo gusto poste lì per evitare che il pedone venga investito dalle auto».

1° marzo 2021