Salvamamme: la pandemia vissuta dalle famiglie con figli “speciali”

Presentato il dossier che racconta il percorso portato avanti negli ultimi 18 mesi con 420 bambini con oltre 30 patologie diverse. Seguiti 303 nuclei

In un contesto familiare già vulnerabile dal punto di vista economico, aggravato dalla malattia di un figlio, la pandemia è stato il colpo di mannaia che «ha atterrato» tanti genitori romani, amplificando ogni criticità. Le difficoltà di far comprendere le limitazioni imposte dal Covid-19 a bambini piccoli e con limitazioni psichiche e funzionali ha messo molte mamme nelle condizioni di sentirsi «impotenti», costringendole «a chiudersi in una stanza a piangere». La storia di Nunzia, mamma di Vittorio, «bambino “speciale” che ha subito un trauma a causa del lockdown», è simile a quella di Sofia, che per il dolore della perdita del papà a causa del Covid ha partorito prematuramente durante la prima ondata; o di Jasmine, che ha temuto «di non farcela» a sostenere la figlia costretta a interrompere le terapie. Mamme e papà di bambini affetti da diverse patologie, con sindromi gravi, o in attesa di trapianto, o con disturbi del neuro-sviluppo che questa mattina, 19 ottobre, hanno raccontato le loro storie nel salone della direzione generale del Policlinico Umberto I durante la presentazione del “Dossier Salvamamme CresciBene”, progetto vincitore del bando della presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per le politiche della famiglia, promosso dall’associazione Salvamamme.

Negli ultimi 18 mesi, precisamente dal 21 aprile 2020, personale medico e paramedico di vari reparti ospedalieri, delle Asl e dei consultori hanno segnalato all’associazione 303 famiglie di 44 nazionalità diverse, di cui 102 italiane. I volontari si sono presi cura di 420 bambini con oltre 30 patologie, dalla nascita prematura, spesso associata ad altre problematiche, a malattie gravi e malformazioni. «Un lavoro importante frutto di una collaborazione che dovrebbe allargarsi ad altre associazioni – ha detto Fabrizio d’Alba, direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Umberto I -. Bisogna concentrarsi sulle “cose da fare”. Il Covid ci ha messo a dura prova ma unendo le forze si possono fare cose straordinarie». In quest’ottica si inserisce il protocollo firmato tra Policlinico Umberto I e Salvamamme per offrire un sostegno ai bambini fragili. Un patto che mira «a portare avanti un progetto nato per rispondere alle fragilità – ha aggiunto Maria Grazia Passeri, presidente dell’associazione Salvabebè Salvamamme -. In una famiglia vulnerabile tutto è estremamente complicato».

Il progetto è dedicato a Mia, una bambina di 7 mesi che piangeva per i morsi della fame quando la mamma l’ha portata in associazione. «Aveva il pancino gonfio perché la famiglia non era in grado di comprare l’unico costosissimo alimento con il quale la piccola poteva nutrirsi», ha aggiunto Passeri. I volontari in questi mesi hanno sostenuto le famiglie materialmente con la consegna di pacchi viveri ma «fondamentale è stato anche il supporto morale, l’attenzione continua, le telefonate», ha detto Nunzia che tra i tanti «danni» provocati dal Covid ha riscoperto anche «un immenso mondo d’amore». Le videochiamate e i messaggi sono stati importanti anche per Cristina, mamma di due bambini piccoli, uno dei quali affetto da una grave patologia. Per Pilar, invece, è stato importante il servizio di consegna a domicilio dei generi alimentari attuato dagli operatori dell’associazione. Dopo aver contratto il coronavirus infatti ha trascorso un mese ricoverata in terapia intensiva. Salvamamme si è adoperata affinché il marito e i due figli rimasti a casa in quarantena «avessero il necessario». Per aiutare le mamme in difficoltà è scesa in campo anche la Caritas diocesana con la quale «è nata una bella collaborazione», si legge nel dossier illustrato dalle operatrici Salvamamme Gabriella Salvatore e Maria Vittoria Ragazzini.

19 ottobre 2021