Salute mentale, una rete di medici e volontari

Nella basilica di San Giovanni in Laterano il convegno organizzato dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria. Presentato il progetto dedicato alle aree metropolitane della Capitale. Massimo Biondi (Sapienza): «Riconoscere i bisogni non corrisposti dei malati» 

Una rete di presidi sul territorio metropolitano di Roma per raggiungere chi è affetto da disturbi mentali, attraverso una rete di medici e volontari attenti a cogliere i segni della malattia. Sarà questo l’obiettivo del progetto «Salute mentale per le aree metropolitane di Roma», presentato nel corso del convegno organizzato giovedì 9 e venerdì 10 ottobre dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria nella basilica di San Giovanni in Laterano. Alla due giorni hanno partecipato numerosi esponenti del mondo universitario, ecclesiale e sociosanitario. «Un evento nato dai primi 15 mesi di lavoro del Tavolo permanente per la promozione e la tutela della salute mentale, istituito presso il Vicariato – dice monsignor Andrea Manto, direttore del Centro – e che ora si fa ancora più concreto grazie al progetto per le aree metropolitane. Vogliamo creare un percorso che cancella la burocrazia, quindi niente ticket o impegnative, e raggiunge soprattutto chi è solo. Molti disturbi, quali quelli alimentari e la depressione, se non riconosciuti e curati, possono sfociare anche in situazioni tragiche. Nelle aree metropolitane – osserva Manto – l’anonimato, lo sradicamento, la precarietà, il lavoro che manca, creano un mix esplosivo e chi non ha una comunità intorno difficilmente lo sopporta. Sono queste persone che noi non vogliamo lasciare sole».

Sulla stessa linea monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma: «Le famiglie sentono la necessità della nostra presenza. La risposta della società civile è scarsa, anche per questo noi dobbiamo dire ai malati e ai loro familiari che ci siamo». «I centri di servizio psichiatrico diagnosi e cura a Roma hanno la metà dei posti letto stimati come necessari per normativa (131 rispetto a 282) – dice Danilo Amelina, coordinatore delegati del sindaco presso le Asl di Roma -; manca personale, alcune strutture sono state chiuse. Non è più tollerabile questa differenza tra il dire e il fare». Proprio l’azione, insieme alla spiritualità, sono fondamentali per Maurizio Pompili, responsabile del servizio per la prevenzione del suicidio all’ospedale Sant’Andrea: «Per i nostri pazienti la risposta spirituale è irrinunciabile, per questo non possiamo scindere il nostro impegno da ciò che insegna il Vangelo». Massimo Biondi, ordinario di psichiatria alla Sapienza di Roma, ricorda che «è importante riconoscere i bisogni non corrisposti dei malati, soprattutto i più gravi, e delle loro famiglie. Com’è importante introdurre l’innovazione delle cure. La solidarietà – conclude – vuol dire anche generare idee che creano innovazione ed è poi fondamentale ritrovare l’entusiasmo. Allora tutto è possibile».

13 ottobre 2014