Salgono a 63 le vittime accertate nel naufragio in Calabria

Mentre continua la ricerca dei dispersi, fanno discutere le parole del ministro Piantedosi (Interni): «La disperazione non giustifica i viaggi a rischio». E ribadisce lo stop alle partenze per evitare tragedie. La premier Meloni: «Serve un’Europa che agisca e in fretta»

Con il ritrovamento del corpo di una bambina di circa 14 anni nelle acque di Steccato di Cutro, ieri pomeriggio, 27 febbraio, sale a 63 il numero delle vittime accertate del naufragio avvenuto all’alba di domenica 26 febbraio, davanti alla costa di Crotone, sul litorale calabrese. Nella mattinata erano stati recuperati altre tre corpi: uno sulla spiaggia, ad alcune centinaia di metri dal luogo del disastro; uno recuperato in mare, a circa 400 metri dalla riva, da una motovedetta della Guardia costiera; il terzo a Le Castella, a 3,5 miglia marine dal luogo dell’incidente. Intanto la ricerca dei dispersi continua, incessante.

A fare discutere, in queste ore, le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, secondo cui «la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli. L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire. Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo questo messaggio: in queste condizioni non bisogna partire», ha detto al termine dell’incontro con i rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine della provincia di Crotone svoltosi in Prefettura. «Di fronte a tragedie di questo tipo – sono ancora le parole del ministro – non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo. Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo, per il riscatto dello stesso».

All’indomani della tragedia, insomma, il titolare del Viminale ribadisce la linea del governo: per evitare tragedie l’unica via è fermare le partenze lavorando con i Paesi di provenienza. E chi entra in Italia lo deve fare attraverso canali legali e sicuri. Immediata la replica delle opposizioni ma anche del mondo delle ong, che parlano di «schiaffo alle vittime». E lo attendono in Parlamento, a riferire sui soccorsi. Intanto, reduce dalla visita a Crotone – dove si è recato nella stessa giornata di domenica -, Piantedosi assicura che per evitare il naufragio è stato fatto il possibile e restituisce al mittente le accuse che mettono il naufragio in relazione con il decreto con la stretta sulle ong, dato che le navi umanitarie non operano sulla rotta orientale ma esclusivamente davanti alle coste della Tripolitania. Nell’analisi del ministro, le motovedette di Guardia costiera e Guardia di finanza si sono attivate ma le condizioni del mare non hanno consentito l’intervento di salvataggio. Più in generale, sostiene, le motovedette italiane continuano a salvare ogni giorno decine di migranti. Il punto su cui lavorare è «bloccare le partenze», stringendo accordi con le autorità locali. Per questo nelle settimane scorse esponenti del governo hanno visitato Turchia, Libia e Tunisia, promettendo aiuti economici in cambio di un controllo più efficace delle coste. L’Italia, intanto, rivendica il ministro dell’Interno, «sta rafforzando i canali di ingresso regolari, come dimostra l’ultimo decreto flussi, che ha 83mila quote, più di quelle dall’analogo provvedimento firmato dal governo Draghi».

Sulla vicenda si è espressa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando di «una tragedia che non può lasciare nessuno indifferente». Nelle parole della premier, «l’unico modo per affrontare seriamente con umanità questa materia è fermare le partenze e su questo sì serve un’Europa che oltre a dichiarare la sua disponibilità agisca e in fretta ed è la ragione per la quale  ho inviato una lettera al Consiglio europeo e alla Commissione europea per chiedere che venga immediatamente reso concreto quello che abbiamo discusso all’ultimo consiglio europeo». Ma da Bruxelles informano che al momento sul tavolo non c’è nessuna proposta di una missione navale europea per il salvataggio dei migranti.

A unirsi al fuoco di sbarramento delle opposizioni, la voce delle ong, in prima linea sul fronte dei soccorsi in mare. Su tutte, quella di Medici senza frontiere, che arriva attraverso Marco Bertotto, direttore dei programmi di Msf Italia. «Le dichiarazioni della premier Meloni e del ministro Piantedosi – rileva – sono poco più di un triste scaricabarile, un ennesimo schiaffo sul volto delle vittime e dei sopravvissuti di questa tragedia». A Crotone, nel frattempo, proseguono le indagini sul naufragio. «Stiamo anche vedendo di ricostruire la catena dei soccorsi ma non ci sono indagini su questo – ha detto all’Ansa il procuratore Giuseppe Capoccia -. Stiamo ricostruendo tutti i passaggi dall’avvistamento in poi per ricostruire cosa è stato fatto e confrontarlo con quello che si doveva fare, che sembra sia stato fatto. Di sicuro le condizioni del mare erano terribili». Quindi, riguardo alla situazione sul territorio, ha aggiunto: «Qui mancano uomini e mezzi alle forze dell’ordine. Il governo dovrebbe capire che sarebbe necessario impostare in modo diverso le strutture. In estate abbiamo 3 sbarchi alla settimana».

Dell’esigenza di «percorsi sicuri, ordinati e legali per migranti e rifugiati» ha parlato anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. «Finché bande criminali controlleranno le rotte migratorie le persone continueranno a morire – ha detto -. Dobbiamo fare tutto il possibile per prevenire la perdita di vite umane fornendo ricerca, soccorso e assistenza medica, come imperativo umanitario e come obbligo morale e legale». (aggiornato alle 10.50)

28 febbraio 2023