Sacerdoti stranieri a Roma e nel Lazio: II incontro all’Urbaniana

Appuntamento il 1° ottobre. L’intervento del vescovo di Asti Prastaro, già fidei donum in Kenya, e la riflessione in gruppi, con la partecipazione dei sacerdoti italiani impegnati al loro fianco

È in programma per martedì 1° ottobre nell’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, a Roma, il secondo incontro dei sacerdoti non italiani accolti a Roma e nelle altre diocesi del Lazio, promosso dalla Commissione missionaria regionale (Missio Lazio) – presieduta dal vescovo di Albano Vincenzo Viva -, in collaborazione con Migrantes Lazio e Commissione regionale per il clero e la vita consacrata. L’obiettivo, spiegano, è quella di «valorizzare una forza missionaria presente nelle comunità diocesane».

Nel polo universitario romano dunque, già crocevia di sacerdoti e religiosi non italiani provenienti da territori di missione o territori in stato di necessità, con una sua connotativa identità missionaria e interculturale, sono attesi i 300 sacerdoti studenti incardinati in diocesi estere e i 160 in servizio pastorale. Ascolteranno l’intervento del vescovo di Asti Marco Prastaro, già fidei donum in Kenya, e si ritroveranno in gruppi, per condividere le proprie riflessioni sul come e se questa esperienza pastorale possa essere realmente arricchente.

In vista della valorizzazione della loro presenza, dichiarano gli organizzatori, «l’incontro quest’anno vuole arricchirsi anche della partecipazione dei sacerdoti italiani che affiancano in qualche modo il loro operato nelle nostre diocesi. In tanti oggi operano sul territorio italiano da Paesi geograficamente lontani, ma il fenomeno nella sua globalità è più complesso, e più ricco di ciò che appare». Come più volte evidenziato dalla Commissione missionaria regionale, il rischio è che di fronte a un contesto a volte anche molto diverso da quello dei Paesi d’origine, e a comunità ancora poco disposte ad accoglierli, i sacerdoti stranieri «perdano le loro motivazioni, dal punto di vista spirituale ed ecclesiale». Se è evidente infatti la loro presenza a scopo missionario nelle nostre parrocchie, «la loro valorizzazione è ancora ben lungi dall’esserlo». È necessario quindi «aprirsi a gesti concreti che aiutino a passare dalla logica della necessità di coprire dei vuoti a quella di uno scambio reciproco arricchente».

Ne è convinto anche padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese della diocesi di Roma: «La presenza di un clero di diverse nazioni o etnie incarna quel movimento pluridirezionale che caratterizza sempre più la missione. Ed è ricchezza, culturale e spirituale, per la Chiesa e per la società». La dimensione missionaria infatti «è connotativa della pastorale ordinaria delle Chiese locali». Una Chiesa davvero viva, insomma, non può farne a meno.

Le iscrizioni all’incontro sono già aperte online.

12 settembre 2024