Rusconi, presidi del Lazio: la scuola merita rispetto

«Ormai è finita in un "tritacarne" politico». Le raccomandazioni? «Ai ragazzi ho detto: niente discoteche, tutelate la salute». Le misure di sicurezza «sono ben delineate. Ce la stiamo mettendo tutta»

Vigilia della riapertura del nuovo anno scolastico tra regole per la prevenzione del contagio, attesa per nuovi docenti e banchi, preoccupazione delle famiglie e grande lavoro del mondo della scuola. Ne parliamo con il presidente dell’Associazione presidi del Lazio Mario Rusconi.

Come si stanno organizzando le scuole per la prima campanella dell’anno scolastico 2020-2021? Tutte sono in grado di ripartire con la didattica in presenza?
Molte scuole sono in grado di ripartire, sia statali sia paritarie, molte altre invece hanno chiesto alla Regione Lazio di poter posticipare la riapertura a dopo il referendum, soprattutto quelle che avranno i plessi impegnati per la tornata elettorale. Abbiamo avuto una lunga “call” con il rappresentante dell’Ufficio scolastico regionale, con l’assessore regionale alla scuola Claudio Di Berardino, con i sindacati di categoria, con l’Anci e il sottoscritto in rappresentanza dei presidi, e l’assessore ha confermato che nelle scuole che hanno difficoltà o per mancanza di banchi o perché non si sono ancora accordate per i turni delle mense, oppure dove siano ancora in corso i lavori di edilizia leggera che fanno i Comuni e la Città Metropolitana o le Province, il consiglio d’istituto, insieme al sindaco, possono decidere di posticipare l’ingresso degli studenti a dopo le elezioni. Quindi è stata data una delega perché in effetti la potestà delle decisioni sugli orari scolastici (in base al Titolo V della Costituzione) è della Regione che, secondo noi, in maniera intelligente ha previsto che questa facoltà sia differita sul territorio all’autonomia scolastica, sentito ovviamente il proprietario dell’immobile che è il Comune o la Provincia.

Per quel che riguarda la ripartenza dell’anno scolastico, uno dei temi caldi è l’eventuale positività al Covid-19 di uno studente e le relative misure da adottare in quel caso. Quali sono queste misure? Avete timori per il regolare svolgimento dell’anno scolastico?
Laddove il distanziamento potrà essere mantenuto grazie al tipo di banco e alle dimensioni dell’aula, gli studenti non dovranno indossare la mascherina, altrimenti dovranno indossarla e saranno invitati a disinfettarsi molto spesso le mani e ad evitare saluti, baci e abbracci vari, come ormai è stato ampiamente detto. In caso di positività di uno studente, verranno effettuati immediatamente i tamponi ai ragazzi ed ai docenti per verificare se qualcuno si è infettato, e si andrà a verificare ovviamente anche nelle altre classi dove il docente che è venuto a contatto col ragazzo insegna. Per quel che riguarda la regolarità dell’anno scolastico, diciamo che dopo aver superato l’annata 2019-2020, dove è accaduto di tutto, certamente non verrà invalidato l’anno 2020-2021. Non è prevedibile al momento se ci potranno essere ulteriori chiusure a livello locale, quello che il Comitato tecnico-scientifico ha segnalato è che eventuali chiusure saranno funzionali al verificarsi di eventuali focolai, tenendo presente che l’evoluzione della pandemia non è prevedibile. Io nel mio liceo, ai ragazzi che stanno seguendo già i corsi di recupero di materie scientifiche (tutti con mascherine), ho detto: mi raccomando, avendo 16 e 17 anni, niente discoteche, niente Ponte Milvio, niente piazza Trilussa, tutelate voi per primi la vostra salute perché non è solo interesse della scuola ma anche delle vostre famiglie. In questo senso le misure di sicurezza sono state ben delineate.

Per quel che riguarda la didattica a distanza, come ci si comporterà con il nuovo anno scolastico? Sarà assicurato tutto in presenza?
Come chiarito dalle linee guida che ci sono state fornite, la didattica a distanza è prevista solamente per quelle scuole superiori che non riuscissero a mantenere il distanziamento sociale e che magari avessero dei focolai di infezione. Sempre durante la “call” con l’Ufficio scolastico regionale ci è stato riferito che ci sono nel Lazio 473 aule da trovare per le scuole superiori e presumibilmente dovrebbero essere circa 1.000 nel complesso per superiori, elementari e medie. I Comuni e la Provincia si stanno dando molto da fare per poterle recuperare in questi giorni, se non sarà possibile per le scuole superiori potrebbe esserci una turnazione, vale a dire che in una classe di 27-28 studenti noi potremmo avere un gruppo fisso in classe e uno che a rotazione si collegherà da casa per la didattica digitale. Questo, però, lo ricordo, sarà ammesso solamente per le scuole superiori.

La scuola si è ritrovata ad affrontare un momento molto delicato ma i problemi appartengono tutti all’oggi oppure no?
Beh, qualcosa di più si potrebbe sempre fare. Mi permetto di dire che la scuola è ormai finita in un “tritacarne” politico. Siamo un Paese che fa costantemente elezioni, tra poco avremo le regionali e il referendum e tra qualche anno o mese le politiche e via dicendo: purtroppo il sistema scolastico italiano, con molta poca saggezza, non viene visto come una realtà che deve essere difesa da tutti, cioè nella collaborazione tra governo e opposizione ma come una specie di ring dove darsi “bastonate”, cosa che per esempio in altri Paesi non accade ma non possiamo inventarci di essere come la Germania o gli Stati Uniti qualche anno fa. Noi non sappiamo cosa accadrà ma il messaggio che cerchiamo di mandare è che la scuola ce la sta mettendo tutta. Certo, potevano essere organizzate meglio le cose, si poteva ricorrere a misure più chiare ed incisive, ma ci sono molti soggetti che intervengono su questo tema. Chi ha un minimo di conoscenza della scuola italiana sa benissimo che, pur iniziando solitamente intorno al 10 settembre, in realtà prima della metà se non della fine del mese di ottobre non è mai iniziata realmente perché mancavano gli insegnanti, perché c’erano i supplenti, e così via. Il Covid-19 ha certamente accelerato tutto, ma pensare che dipenda esclusivamente dalle scuole del momento e dal governo del momento è un modo banale di rappresentare la situazione. I problemi della scuola che stanno emergendo oggi con maggiore forza sono in realtà questioni decennali.

Si è parlato anche di lavoratori cosiddetti “fragili”, come si comporteranno le scuole?
Non è detto che una persona a circa 55 anni (l’età media degli insegnanti italiani) sia fragile, perché per rientrare in questa categoria ci dobbiamo trovare davanti a patologie che, al di là dell’età, devono essere documentate o dalla Asl o da un medico dell’Inail: non basta dire di essere fragili per rimanere a casa. Purtroppo in questo momento i media hanno sparato cifre esagerate.

All’inizio di questo nuovo anno scolastico così particolare, cosa si sente di dire alle famiglie?
Le scuole italiane, in questa fase così delicata, stanno mostrando un grande senso di responsabilità, da parte dei docenti, degli studenti, dei collaboratori scolastici, del personale tecnico-amministrativo e dei genitori che stanno collaborando proprio in questi giorni. Quello che possiamo dire alle famiglie è che la scuola si impegnerà nel migliore dei modi, anche nel dialogo con le istituzioni. L’unico appello che voglio fare è per alcuni media, che ci trattano alla stregua di uno zoo folkloristico, perché la scuola merita attenzione e rispetto.

11 settembre 2020