Roma, «terreno arido da coltivare con la forza del Vangelo»

Ad aprire l’assemblea diocesana la testimonianza di don Mario Pecchielan, parroco di san Giovanni Battista De Rossi. L’intervento del direttore Caritas don Ambarus, di Simona Vasallucci, responsabile di due case famiglia per adolescenti, e di una famiglia

Ripartire dalla missione per discernere i segni dei tempi, con modalità e linguaggio nuovi. A don Mario Pecchielan, parroco di san Giovanni Battista De Rossi, il compito di aprire l’assemblea diocesana svoltasi ieri sera, giovedì 9 maggio, nella basilica di San Giovanni in Laterano, alla presenza di Papa Francesco. Il sacerdote ha parlato delle sfide del servizio pastorale che affronta quotidianamente in un «terreno molto arido da coltivare». Le tante iniziative messe in campo riscuotono l’interesse di «una minima parte della comunità», ha spiegato elencando dati dai quali emerge una «piena crisi di fede». Il parroco ha rimarcato il calo dei battesimi, il numero crescente di bambini che si allontanano dalla Chiesa dopo la prima comunione,  il forte calo dei matrimoni in Chiesa, dei fedeli che partecipano alla Messa domenicale e delle vocazioni, con «seminari ridotti ai minimi termini». Le parrocchie invece «di essere comunità di fede si riducono a centri sociali e ricreativi», difficoltà che mettono «in crisi anche il ruolo dei preti, ridotti a direttori di azienda». Nonostante questo, don Pecchielan ha osservato che bisogna reagire «non con lo scoraggiamento» ma con una nuova evangelizzazione di Roma, «con la consapevolezza di avere in mano la forza travolgente del Vangelo che può trasformare la nostra città».

Don Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana di Roma, ha posto l’attenzione sulle storie dolorose che affronta con gli operatori, i volontari e gli animatori parrocchiali. «Siamo sopraffatti dalle richieste – ha spiegato – e marchiati nel cuore dal dolore per non riuscire a farvi fronte». Vicende che hanno per protagonisti centinaia di migliaia di anziani soli, migliaia di senza dimora, di persone che vivono nelle periferie e chiedono un lavoro e una casa. E ancora, migliaia di giovani «manipolati dalla realtà virtuale dei social, in balia degli interessi, anche politici, che li indirizzano su posizioni di chiusura, scoraggiamento, di ricerca delle cause del loro disagio nei più deboli e negli stranieri». E infine «gli ultimi degli ultimi, le popolazioni delle carceri e i rom». Caritas e realtà ecclesiali, ha aggiunto il sacerdote, provano ogni giorno ad aiutare tutti per saziare «la fame di condividere con loro il pane materiale e umano. Loro ci insegnano il valore della vita, terrena ed eterna. Ci insegnano cosa significhi resilienza di vita, dignità e capacità di vivere con ciò che si ha». A tal proposito ha raccontato del grande insegnamento ricevuto da un giovane incontrato tempo fa per strada mentre frugava tra i cassonetti. Trovato un pezzo di pane, lo ha ripulito e ha iniziato a mangiarlo. «L’ho guardato negli occhi ed era sereno – ha detto -. Non ho avuto la forza di corrergli dietro, di dirgli niente. Avrei voluto chiedergli il segreto del suo cuore e di insegnarmi la vita».

Le problematiche giovanili al centro dell’intervento di Simona Vasallucci, responsabile di due case famiglia per adolescenti con disagio, che ha invitato ad «abitare l’esistenza periferica di tanti giovani impegnandosi a generare processi pastorali “in uscita”». Dai coniugi Paolo e Doretta infine il grido delle famiglie di Roma che affrontano tante difficoltà come la disabilità e che «lottano tra istituzioni e discriminazioni per garantire ai propri figli ciò di cui hanno bisogno», ha affermato Doretta.

10 maggio 2019