Roma Sette «tra i frutti della stagione del ‘74»
I 50 anni del settimanale diocesano al centro della lettera del vicario del Papa ai parroci in vista della Giornata diocesana di Avvenire, il 10 novembre. Tra i punti di forza, tra l’attenzione alla Chiesa e alle periferie, dando voce «alle istanze emergenti»
Il 50° anniversario del settimanale diocesano Roma Sette è al centro della lettera che il vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, l’arcivescovo Baldo Reina, rivolge ai parroci in vista della tradizionale Giornata diocesana di Avvenire, in programma domenica 10 novembre. Tra pochi giorni, il 17 novembre, Roma Sette toccherà il mezzo secolo di storia, iniziata con due pagine nel 1974 all’interno del quotidiano dei cattolici nato pochi anni prima. «La sua nascita – scrive Reina – rappresenta uno dei frutti della stagione del convegno diocesano del 1974, che abbiamo ricordato nei mesi scorsi con il ciclo di incontri “(Dis)uguaglianze” concluso dall’assemblea diocesana con il nostro vescovo Papa Francesco lo scorso 25 ottobre. Roma Sette, felice intuizione dell’allora cardinale vicario Poletti e dei suoi collaboratori, negli anni ha saputo rinnovarsi assicurando sempre un’adeguata attenzione al tessuto vivo della comunità ecclesiale, gettando una luce sugli angoli nascosti delle tante periferie e dando voce alle molteplici istanze emergenti dal territorio cittadino, ultima in ordine di tempo quella sulla salute mentale dei giovani, che è una vera e propria emergenza sociale».
Da alcuni mesi, prosegue il vicario del Papa, il settimanale «è impegnato in una fase di rilancio, con l’aumento della foliazione, l’impegno a un giornalismo di prossimità e di maggiore ascolto del territorio, iniziative promozionali finalizzate a una migliore garanzia della sostenibilità economica». Reina ricorda il tema della prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, “Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori”, con cui Francesco «non solo richiama il tema centrale del Giubileo che ci apprestiamo a vivere ma intende anche sottolineare i rischi di una comunicazione segnata dall’aggressività e dai conflitti verbali sui social».
L’arcivescovo sottolinea quindi l’importanza di «“disarmare” la comunicazione, sia sensibilizzando le nostre comunità sia proponendo loro utili strumenti adatti allo scopo. In questo senso l’impegno del “nostro” quotidiano Avvenire rappresenta un prezioso esempio, in grado di restare al passo con i tempi mantenendo alta la qualità dell’informazione e proponendo significative novità, dall’inserto culturale Gutenberg a quello dedicato agli adolescenti. Un prodotto di spessore, in un contesto indebolito da omologazione e appiattito verso il basso».
Reina conclude con un appello ai parroci per «promuovere questi due strumenti in particolare tra il laicato più impegnato. Nella pastorale ordinaria non può mancare l’attenzione alla comunicazione». (A.Z.)