Roma oggi «è la sua periferia»

Cellamare (Sapienza), all’incontro nella Settimana della famiglia: «Intorno al Raccordo gravitano un milione e mezzo di abitanti; in centro meno di 100mila»

Un dialogo tra territorio, istituzioni e associazioni familiari per riscoprire la periferia come luogo di grande vivacità e dinamismo. È quanto ha contraddistinto il tavolo di approfondimento “La famiglia al centro…dal centro alla periferia”, svoltosi il 26 ottobre al centro culturale Elsa Morante, nell’ambito della quarta edizione della Settimana della famiglia, la kermesse promossa dal Centro per la pastorale familiare del Vicariato di Roma e dal Forum delle associazioni familiari del Lazio, con il patrocinio di Roma Capitale e  Regione Lazio.

Un incontro, quello nel quartiere Laurentino a sud di Roma, che ha inteso ribaltare il pesante stigma sociale legato da sempre alla periferia, puntando i riflettori su quattro concetti-chiave emersi nel corso della manifestazione conclusasi ieri, 27 ottobre. Il primo è la narrazione: raccontare cioè «con obiettività e concretezza tali realtà, facendo emergere le tante risorse che il territorio può offrire», ha spiegato Alessandra Balsamo, presidente del Forum regionale delle associazioni familiari. Altre dimensioni significative sono la cultura, fondamentale «contro l’emarginazione sociale e l’isolamento familiare»; la nuova alleanza che lega il pubblico al privato; infine, il lavoro in rete: un modus operandi che «si adatta alle esigenze concrete, non solo sopportando le problematiche sociali che si presentano ma anche abbracciando quante più realtà positive ci sono in questi territori», ha concluso Balsamo.

Ed è proprio nelle zone periferiche, infatti, che sta emergendo negli ultimi tempi la nuova identità delle metropoli, non più condensate nel centro ma estese su un’area ampia e articolata. «Il modo in cui si sviluppano e vengono vissute le città è cambiato – ha riferito Carlo Cellamare, docente di urbanistica alla Sapienza e autore di “Fuori raccordo”, ricerca che indaga le recenti trasformazioni del tessuto urbano capitolino -. Roma oggi è la sua periferia: intorno al Grande raccordo anulare, infatti, gravitano un milione e mezzo di abitanti mentre nel centro storico vivono meno di 100mila persone». Una città-territorio, quindi, dove la classica dicotomia tra centro e periferia è destinata a saltare. «Bisogna ripensare le periferie come territori molto diversi tra loro – ha aggiunto il professore -. È vero, un terzo della città è di origine abusiva ma il degrado edilizio non indica necessariamente anche quello delle persone. Se, infatti, il centro è  il luogo del consumo culturale, la periferia è quello della produzione culturale e delle energie sociali, come associazioni o comitati, che si esprimono per una migliore qualità di vita all’interno della città».

Una vasta area, quella periferica, che tende a rendersi autonoma, favorendo, così, il trasferimento delle famiglie più giovani attratte da un mercato immobiliare abbordabile e conveniente. Nuove opportunità, quindi, per i nuclei familiari, ma anche tante tensioni e difficoltà. «Si cade spesso nella banalizzazione quando si parla di periferie – ha fatto notare Paolo Ciani, Consigliere Regionale del Lazio -. Si tratta invece di una realtà che va conosciuta e indagata soprattutto nelle sue problematicità, come la mancanza di alcuni servizi di base e lo stato di solitudine che interessa single e famiglie». La vera sfida delle istituzioni allora è «riuscire a svolgere un ruolo propositivo, cercando di superare lo scollamento tra politica e società», ha sottolineato Ciani.

A intervenire, tra gli altri, anche la presidente delle Acli provinciali di Roma Lidia Borzì: «Le operazioni che vengono avviate non devono essere estranee alla realtà della periferia – ha dichiarato -. Le istituzioni,quindi, dovrebbero sistematizzare le buone pratiche sociali che emergono dal territorio per trasformarle, poi, in buona politica». Un profondo esercizio di ascolto: è questo «lo strumento – ha ricordato la presidente – che consente di raggiungere il grido della città laddove si solleva, perché è soprattutto lì che c’è una periferia».

28 ottobre 2019