Roma ha celebrato il suo Novendiale
Ottobre 1978, Il rito di suffragio per Giovanni Paolo I. 400 sacerdoti presenti alla concelebrazione attorno al cardinale vicario Poletti
Sono passati appena due mesi. Dopo la scomparsa di Paolo VI, il Collegio Cardinalizio (lo si ricorderà) aveva affidato il «Novendiale» del 17 agosto al Clero Romano. E così si era disposto per sottolineare il carattere primario del Papa quale Vescovo di Roma, oltre che «l’affetto e la sollecitudine» speciale dimostrata da Papa Montini per la città. A così breve distanza di tempo (senza voler ancora ripetere quanto la circostanza sia stata fonte di attonito stupore e di immensa e misteriosa verità), lunedì 9 ottobre il Clero Romano ha celebrato il Sesto Novendiale in suffragio di Giovanni Paolo I.
E sono tornate allora alla mente le parole che il Card. Vicario Poletti aveva inviato i una comunicazione per quel 17 agosto, rilevando l’eccezionalità e il significato di questa scelta: «è una particolare attenzione alla chiesa locale di Roma della quale il Papa è vescovo e perciò anche pastore di tutta la Chiesa cattolica, quale successore di S. Pietro nella sua Cattedra. Questo affidamento di uno dei «Novemdiales» costituisce per noi tutti, clero e popolo, un impegno di responsabilità, per dimostrare davanti al sacro collegio e al mondo intero come Roma sia sempre stata fedele e legata al papa suo Vescovo…».
Un messaggio la cui intensità e solennità sono riecheggiate lunedì scorso nella maestosità di S. Pietro durante il rito presieduto appunto dal Card. Poletti, assistito dal vice-gerente Mons. Canestri e dai Vescovi ausiliari Pascoli, Ragonesi, Salimei e Riva, a cui si erano aggiunti due vescovi uno australiano e l’altro irlandese. Solennità, se possibile, trattenuta, discreta. Il popolo di Roma, intervenendo con una partecipazione grande e commossa, aveva volti differenti dal solito: esprimeva l’ultimo, visibile contatto nei confronti di un uomo, di un pastore, e della sua vicenda terrena a guida della Chiesa universale, tanto profondamente realizzata quanto brevemente vissuta.
Per i romani, per la Diocesi tutta, questo Novendiale è stato il momento conclusivo di un omaggio ininterrotto, cominciato quel sabato pomeriggio con la venuta del Papa in S. Giovanni (la «sua» cattedrale di Vescovo), e poi di colpo spezzatosi. Nei fatti certo, ma non nelle parole. Per questo sembra lecito parlare di atto finale: intorno alla compatta presenza dei sacerdoti della diocesi (almeno quattrocento erano i concelebranti) un senso di più intima, consolante religiosità si è fatto largo tra i fedeli nella Cattedrale. In mezzo a quella gente così varia, così spesso distratta dall’afferrare il quotidiano senso della Storia, apparivano espressioni di dolorosa serenità, da parte di chi, a undici giorni improvvisando annuncio, cominciava forse ad intravedere, a comprendere anche il fine ultimo di quella morte.
15 ottobre 1978