Roma e “le città nella città”, tra disuguaglianze e povertà

Presentato il Rapporto annuale Caritas relativo al 2022. Record di accessi nei centri Caritas, con quasi 320mila pasti distribuiti e 9.148 persone accolte. Potere d’acquisto dei romani diminuito dello 0,6%. Sfratti triplicati e prevalenza di lavoro instabile

Nel 2022 si è registrato il dato più alto di accesso nei centri Caritas nelle parrocchie e nei servizi diocesani: oltre 25mila persone hanno richiesto una qualche forma di aiuto e per 11.800 di esse sono stati avviati programmi organici di aiuto. Quasi 320mila sono stati i pasti distribuiti e 9.148 le persone accolte. Sono alcuni dei dati che emergono dal VI Rapporto sulla povertà a Roma della Caritas diocesana, redatto in vista della VII Giornata mondiale dei poveri, in programma per domenica prossima, 19 novembre, presentato questa mattina, 13 novembre, nel Palazzo del Vicariato. Quanto rilevato dal documento pone la città di Roma in linea con la tendenza generale: i dati Istat relativi alla povertà assoluta nel 2022 in Italia, diffusi lo scorso 25 ottobre, parlano di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale, rispetto al 7,7% nel 2021), un numero in crescita che riguarda oltre 5,6 milioni di persone (il 9,7% della popolazione, rispetto al 9,1% del 2021), con un peggioramento in gran parte riconducibile al notevole aumento dell’inflazione. Nello specifico, il fenomeno coinvolge il 28,9 % delle famiglie con almeno uno straniero, rispetto al 6,4% delle famiglie composte solo da italiani.

Nelle pagine introduttive del Rapporto, presentando la situazione della città di Roma, dove «si vanno delineando esperienze di città con tratti sempre più marcati all’interno di un unico grande territorio», il direttore di Caritas Roma Giustino Trincia utilizza l’immagine delle «città parallele». Senza punti di incontro, come le rette parallele in geometria, le “città nella città” sono lontane sul piano economico e del reddito, ma anche rispetto alla qualità della condizione abitativa; realtà differenti anche tra il centro e la periferia, il primo maggiormente fornito di servizi e abitato prevalentemente da anziani, la seconda caratterizzata da una irregolarità amministrativa e in cui vivono soprattutto giovani famiglie. Nuclei che risultano distanti anche per modelli di accoglienza multiculturale e per l’offerta culturale.

Il Rapporto rileva che sebbene nel 2022 il reddito medio dei romani sia aumentato di 1.100 euro rispetto all’anno precedente, arrivando a 28.600 euro, il potere d’acquisto è diminuito dello 0,6%. Il municipio VI è quello nel quale la media dei redditi risulta più bassa (17.058 euro) «ampiamente al di sotto (-33,6%) del reddito medio dei contribuenti romani», si evince dal Rapporto. Ancora, «la classe di età tra i 60 e i 74 anni è quella che in media gode di un reddito più alto (31.962 euro) ed è la classe di età più ricca in tutti i 15 municipi. Viceversa, i percettori di reddito sotto i 30 anni sono quelli che hanno una media reddituale inferiore». Il documento riferisce inoltre che c’è «una maggiore presenza di famiglie in condizioni di difficoltà nei municipi V, VI, VII e X». Critici poi i dati «che riguardano l’indebitamento, in questo caso riferiti alla popolazione regionale, con un aumento dei prestiti del 4,1% – si legge – e dei crediti che non finanziano uno specifico acquisto come ad esempio automobili o mobilio, che hanno visto un incremento del 5,7%», con la cessione del quinto dello stipendio nel 9,7% dei casi.

Guardando alla questione abitativa, il Rapporto constata che «nel 2022 gli sfratti – 6.591 quelli eseguiti – sono triplicati rispetto all’anno precedente» e che ci sono «14 mila famiglie in graduatoria per un alloggio popolare, con un’attesa media di dieci anni». Altra criticità è quella legata al lavoro: sebbene «la Capitale presenta un tasso di occupazione del 70,6%, un dato di oltre 5 punti superiore alla media nazionale e a quella regionale – documenta ancora il Rapporto -, si tratta di un mercato con una forte prevalenza di lavori instabili, il 18,8% di lavoratori atipici (17% del totale nazionale) e la percentuale dei lavoratori dipendenti con “bassa paga” del 13,5% (10,4% in Italia)».

Dal documento della Caritas emerge, ancora, «l’aggravarsi della difficoltà di accesso al Sistema sanitario nazionale» e viene segnalata come «prioritaria la situazione delle persone con problemi di salute mentale». Per il sostegno in questa direzione, sono 4 i servizi promossi dalla Caritas diocesana: il poliambulatorio, il servizio farmaceutico, il centro odontoiatrico e il servizio di psicoterapia «Ferite invisibili» per vittime di tortura. Nel 2022 «sono state erogate direttamente 25.548 prestazioni sanitarie, il 5% in più rispetto al 2021», si legge nel Rapporto, e «sono state effettuate 806 visite, 353 prime visite» a oltre 3400 persone provenienti da 100 nazioni.

Pur a fronte di questi dati allarmanti, per Trincia «la speranza resta viva» poiché ci sono «le energie per avvicinarsi al sogno di una società finalmente più inclusiva, possibile solo all’insegna della fraternità». Dello stesso avviso il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per la carità, che vede nel Rapporto «una denuncia che va ad amplificare quel grido che arriva dalla città per indirizzarlo verso le istituzioni».

13 novembre 2023