Roma, dove «più si fanno figli e più si è poveri»

Elisa Manna, curatrice del secondo rapporto Caritas sulla povertà nella Capitale, pone l’accento sui disagi delle famiglie. Salvatore Geraci (Area sanitaria): decreto Sicurezza, «legge patogena»

Se gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane sono sensibilmente diminuiti, ad aumentare vertiginosamente sono i morti in mare. Tra gennaio e luglio del 2018 nel Mediterraneo è stato registrato un morto ogni 18 arrivi, a dispetto di uno ogni 42 del 2017. Dati «raccapriccianti» se paragonati a quelli di Spagna e Grecia, dove le accoglienze sono in aumento. Nello specifico, sulla rotta spagnola avviene un decesso ogni 77 arrivi, su quella greca una ogni 318 sbarchi. Il dato è stato fornito da Elisa Manna, curatrice del secondo rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”, presentato questa mattina, 15 gennaio, nella Cittadella della carità “Santa Giacinta” in via Casilina vecchia. A lavorare accanto ai migranti e al servizio dei poveri «si guadagna tantissimo in termini di umanità», ha specificato il direttore della Caritas di Roma don Benoni Ambarus. Per il sacerdote, va combattuta la povertà e non i poveri, che «ci insegneranno a curare le nostre ferite nascoste».

Elisa Manna, analizzando i fattori di povertà, ha posto l’accento sui disagi delle famiglie della Capitale, nella quale «più si fanno figli e più si è poveri». Nella Città Eterna cambia anche l’idea del matrimonio, concepito «come un atto egoistico e sempre meno progetto di comunione di coppia». Il rapporto, nel dettaglio, è diviso in due parti, la seconda delle quali raccoglie focus dedicati al tema degli stranieri, degli anziani, del disagio mentale, delle dipendenze. Salvatore Geraci, responsabile dell’Area sanitaria della Caritas diocesana, si è soffermato sul pregiudizi esistenti nei confronti degli immigrati e sotto il profilo della salute ha specificato che «non ci sono mai stati “allarmi sanitari” particolarmente significativi dovuti agli immigrati e ai profughi. La garanzia di accesso ai servizi sanitari anche per gli irregolari è stata la forma più efficace di tutela della salute della popolazione italiana e straniera e del contenimento dei costi».

Parlando del decreto Sicurezza, Geraci lo ha definito una «legge patogena» perché produrrà molte malattie. «Le cose peggioreranno – ha concluso – anche perché ora gli immigrati si sentono tutti più insicuri e non è un buon segno per percorsi di salute e integrazione». Roberta Molina, responsabile dell’Area ascolto e accoglienza, ha confidato che il desiderio di tutti è quello di avere altro, «oltre alle risposte di emergenza. Molti dei giovani che oggi vivono per strada hanno bisogno solo di un lavoro e di una adeguata formazione». Mettere al centro le persone, permettere loro di raccontare le proprie esperienze e i propri bisogni è fondamentale per Massimo Pasquo, responsabile dell’Area promozione umana. In modo particolare, gli over 65 «devono essere accompagnati e protetti dalla comunità e dalle parrocchie, nelle quali abbiamo attivato il progetto “Quartieri solidali”. È un modo per farli sentire dei cittadini veri».

15 gennaio 2019